dT n. 27/2025 del 15.01.2025
Cornice stile Ritorno al futuro
OCT 15 2012


Immagine di apertura

Domino computing:
il calcolo usa e getta!

Riponete ingranaggi, valvole, transistor, microchip e… particelle elementari. I conti in digitale, volendo, si possono fare anche accontentandosi di qualche migliaio di tessere del gioco inventato, tanto per cambiare in Cina, secoli e secoli fa.

Se state pensando all’utilizzo, in qualche modo, della codifica indicata dai pezzetti (i pallini incisi, di solito in numero variabile da 1 a 6) siete/siamo fuori strada. Il «domino computer» si basa sulle tessere in sé, ovvero senza alcun riferimento specifico al valore da esse rappresentato. Si collega semmai a quella passione collaterale per il domino, non giocato come accoppiamento di tessere in cui vince chi termina prima la dotazione iniziale delle stesse: non ho mai capito se questo comportasse o meno strategie. Immagine_inlineA tutti, viceversa, sarà capitato di vedere uno degli utilizzi alternativi del domino, vere e proprie composizioni artistiche di tessere, accostate e disposte verticalmente su un’ampia superficie a disegnare contorni anche complicatissimi. Ore e ore di appassionato lavoro per qualche manciata di secondi di emozione, nel vedere radere al suolo l’intero schema, nel suo rumoroso svolgersi senza intoppi.

Belli, sì, ma perché non sfruttare tali tecniche per qualcosa (secondo alcuni, presente!) più interessante? Non escludo possa essere nata proprio così questa variazione digitale sul tema, partendo dal fatto che tramite tessere del domino disposte verticalmente e pronte a innescare cedimenti controllati fosse possibile implementare porte logiche. La più semplice, la porta OR, prevede banalmente una disposizione a Y dello schema, come mostrato nella prima foto. Il funzionamento è piuttosto ovvio, sia che a innescare sia il lato destro o il sinistro (o entrambi) il risultato è che in uscita l’abbattimento si propaga se almeno uno dei due ingressi è sollecitato.

Immagine_inlineAltrettanto simmetrica è l’indispensabile porta XOR (eXlusive OR) per la quale, come noto, l’uscita si attiva se e solo se uno dei due ingressi, ma non entrambi, vale 1. Che, in linguaggio dominese, equivale a dire cade, innescando il segnale meccanico propagato dalle tessere. In questo tipo di porta è necessario il sincronismo degli input, in quanto il risultato dipende anche da questo. Il funzionamento, anche in tal caso, è abbastanza semplice: nell’ipotesi in cui siano presenti in ingresso due valori 1 (ovvero da entrambi i lati arriva l’onda di caduta tessere) i due flussi scontrandosi al centro del duplice percorso si annullano a vicenda. Se viceversa parte solo da uno dei due lati, si propaga indisturbato fino all’uscita. Come previsto/voluto.

Immagine_inlineLa porta AND è un po’ più complicata, ma meno di quanto si possa temere. Si basa sul fatto che nel percorso tracciato dalle tessere in caduta sono inseriti sia ritardi (il numero di pezzi coinvolti, ovviamente più sono, più si allungano i tempi di propagazione del segnale) quanto meccanismi di stop che interrompono
il passaggio in determinate circostanze. Ad esempio quando l’input arriva da uno solo dei due ingressi e non da entrambi, come logica AND impone.

Immagine_inlineCiò premesso, e senza entrare troppo nei dettagli per via del poco spazio disponibile (ma è tutto egregiamente sviluppato nel video scovato per caso in rete) tutti sanno che le porte AND abbinate a quelle XOR bastano e avanzano per fare calcoli binari: è solo questione di… pazienza! Tutta quella necessaria e sufficiente per posizionare alcune migliaia di tessere, come avvenuto qualche anno fa in più di una competizione in questa arena, per effettuare calcoli numerici in base due. Non importa quanto grandi, la complessità è solo nel tracciato previsto per i calcoli. Anzi, per IL calcolo essendo lo stesso implicitamente distruttivo: usa e getta, come anticipato nel titolo.

Certi amori, si sa, sono fatti di attimi ed emozioni!

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