Digitando, digitando... n. 19/2010 del 10.05.2010 PEC: stiamo scherzando, vero?!? :-) Ho la "vaga" sensazione che la prossima settimana m'incaxxo!!! (tanto per cambiare...) Ieri, infatti, ho inviato la mia prima comunicazione formale attraverso la tanto osannata Posta Elettronica Certificata, o PEC che dir si voglia... Ho scritto (ufficialmente) all'Ordine dei Giornalisti per chiedere loro come "registrare" la MIA casella PEC. Pare infatti (anzi non "pare" affatto... perché questa è forse l'unica cosa chiara di tutta la vicenda) che tutti i professionisti iscritti ad albi professionali, come il sottoscritto, abbiano l'obbligo sin dallo scorso novembre di disporre di una casella e-mail certificata. Cosa che a suo tempo, novembre appunto, ho fatto prontamente... acquistandone una nuova nuova di zecca sul dominio "pec.it" (di Aruba, per la cronaca) e, proprio per non pensarci più, o quasi..., ho pagato in unica soluzione il corrispettivo canone per i cinque prossimi anni. Di più non era consentito... Da quel momento, ho cercato in tutti i modi di capire come comunicare la cosa all'Ordine, visto che a quanto pare devono/dovranno proprio loro gestire i corrispondenti archivi (nominativo <===> casella PEC). Bene, per molto tempo sul loro sito non c'è stata traccia di informazioni in tal senso... ma da un po' di settimane è spuntata la possibilità di aprire "presso di loro" una di queste caselle (sempre a pagamento, seppur a prezzo "scontato"). Già sento puzza di "magna-magna"... La cosa che proprio non mi va giù - al di là del fatto che io una casella PEC già ce l'ho e non mi passa minimamente per la testa di aprirne un'altra... che poi non sarebbe l'unico doppione, come vedremo, tragicomicamente, tra poco! - è che "presso di loro", almeno nel Lazio, pare essere vincolato il formato della stessa: "nome.cognome@cert.odg.roma.it". Se provate a contarli, ben 4 (diconsi #quattro!!!#) "punti" che potrebbero diventare 5 o più nei casi di cognomi (ad esempio il mio...) formati da due parole. Per non parlare, eventualmente, dei nomi composti: come caxxarola potrebbe complicarsi un indirizzo di posta elettronica di questo passo? (la mia casella PEC è diversa... provate ad indovinare cose c'è a sinistra della chiocciola, sempre di tre lettere... :-))) Attendo risposta dall'Ordine, vediamo quanto tempo ci impiegano per rassicurarmi o per farmi dissotterrare l'ascia di guerra. Nel frattempo, sul loro sito, ci "sarebbe" scritto, copio&incollo: «L'art. 16 del decreto legge del 29 novembre 2009 convertito nella legge n. 2 del 28 gennaio 2009 obbliga "tutti i professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato a comunicare ai rispettivi ordini o collegi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). Gli ordini e i collegi pubblicano in un elenco riservato, consultabile in via telematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni i dati identificativi degli iscritti con il relativo indirizzo di posta elettronica certificata".» - - - Come anticipato tra le righe, poco fa, faccenda non riguarda solo gli ordini professionali ma, a quanto pare, i "cittadini" propriamente detti: ovvero TUTTI (noi). Il prode Brunetta, infatti, con il suo "Più PEC pi' ttutti" (sarebbe "PEC al cittadino" ma mi piaceva di più quello da me proposto... :-))) ha combinato, a margine, un altro pasticcio: se vogliamo comunicare tramite Posta Elettronica Certificata con la Pubblica Amministrazione non possiamo - e due! - semplicemente comunicare loro il nostro indirizzo PEC ma siamo obbligati ad aprire un'altra casella di questo tipo presso di loro. Fortunatamente questa è gratis, almeno per il momento, ma se uno già ce l'ha (o magari ne ha due, visti i chiari di luna col proprio ordine professionale) perché è costretto ad aprirne una seconda/terza??? Non solo: la casella PEC ottenuta in questo modo, servirà SOLO per comunicare con la PA. Leggiamo (e ridiamo) insieme, copio&incollo: «La Casella PEC al Cittadino consente lo scambio di messaggi di posta elettronica certificata esclusivamente con indirizzi PEC della Pubblica Amministrazione. Tramite la PEC al Cittadino non è possibile scambiare messaggi con indirizzi di posta elettronica certificata che non siano quelli della Pubblica Amministrazione e con indirizzi di posta elettronica ordinaria.» C'è già chi urla all'incostituzionalità. Quindi, se tutto va bene, scoppierà un putiferio: la Costituzione Italiana, infatti, garantisce la possibilità di fissare liberamente il proprio domicilio e non si capisce perché questa libertà non dovrebbe essere estesa anche ai domicili informatici... visto che su questi verranno domiciliate le comunicazioni importanti, al pari, si sa, delle raccomandate & compagnia bella! Bello, no?!?
:-)
Vuoi commentare l'articolo? Scrivi il tuo messaggio e clicca su Invia. Ricordati di specificare il mittente... ovviamente se vuoi! :-) |