Digitando, digitando... n. 46/2010 del 15.11.2010
digiTEST: Apple MacBook Air 11 pollici Bella coppia! E' una settimana, ormai, che facciamo a chi è più capatosta. Da una parte io, calabrese di nascita e di crescita (seppur non di origini... :-) dall'altra "lui", il MacBook Air recentemente acquisito agli atti della mia travagliatissima vita digital-terrena. In realtà - voi non lo sapete... - tutto ciò consegue la lettura della prima pagina del manualetto a corredo del pupo, che recita testualmente così: "Complimenti, tu e il tuo MacBook Air siete una coppia perfetta." Buono a sapersi, da Apple. Bisogna capire però se anche noi due, "lui" e io, la pensiamo allo stesso modo... :-))) E' arrivato, come chi mi ha seguito su Facebook già sa, lunedì scorso... dopo un viaggio dalla Cina (con furore?) fino a Roma. Ma non si tratta questa volta di un clone cinese - spero non abbiano il coraggio di copiare anche questo! - ma dell'originale-vero che, a quanto pare (e a conti fatti non poteva essere diversamente) viene costruito proprio lì. Quel "a conti fatti" anticipa in realtà una considerazione che, storicamente, in perfetto stile MCmicrocomputer, andrebbe fatta al termine della chiacchierata. Preferisco dirlo subito, così mi tolgo il pensiero! I nuovi MacBook Air - disponibili come noto con display da 11 e da 13 pollici - a parer mio costano addirittura poco: si parte da 999 euro IVA inclusa che, per un portatilino di lusso come questo, sono tutt'altro che una cifra esagerata. Considerati i materiali utilizzati, il livello costruttivo, i contenuti tecnologici e, soprattutto, la "sostanza" mi sarei aspettato prezzi da capogiro. E aggiungo: in perfetto stile Apple! Anche se, è da riconoscere, da un po' di tempo non è più così. Comunque, il manualetto in questione l'ho sfogliato per la prima volta dopo ben sei giorni di utilizzo. In tutta sincerità, quando ho effettuato l'unboxing :-) non mi ero accorto della sua esistenza. Era all'interno di una scatoletta nera di dimensione CD che, però, non contiene alcun supporto ottico per il ripristino del portatilino in caso di guai. Al suo posto c'è una ben più apprezzabile chiavetta USB contenente tutto l'occorrente per il salvataggio estremo: sistema operativo (Mac OS X 10.6) e suite iLife '11, anche questa preinstallata sul pupetto. Un po' ce l'ho come vizio (alzi la mano del mouse chi non fa altrettanto!) di accendere e utilizzare le cose acquistate saltando a piè pari qualsiasi tipo di documentazione; un po' mi sentivo sicuro che non sarei andato in crisi sin da subito (sono stato utente Mac per quasi un decennio, negli anni '90); un po'... non l'ho visto affatto, e questa credo sia la ragione principale! :-))) Però dopo tre o quattro giorni di uso ho cominciato a farmi brutte domande che, probabilmente, un utente Mac non dovrebbe farsi: ma in caso di problemi, come si "pialla" il disco di sistema per ricominciare tutto da capo? Così ho rimesso il naso, ma soprattutto gli occhi, nella scatola ed è saltato fuori il manualetto e, ringraziando iSteve, la chiavetta scaccia pensieri.
Look minimalista
Dimensioni ridottissime (il modello in questione è quello più piccolo, con display da 11.6 pollici) e, soprattutto, spessore da paura! La prima cosa che viene in mente, a guardarlo, sono i dubbi sul fatto che funzioni sul serio e che non sia solo il mockup di un prodotto futuribile di là da venire. Eppure i tasti sono veri (non disegnati né scolpiti nel polistirolo dell'ipotetico modellino); il display, seppur sottilissimo, è altrettanto reale (e brillantissimo) così come all'interno trovano davvero posto (così dicono...) processore, chip, memoria e quant'altro. Lo chassis è interamente realizzato in alluminio: troviamo due porte USB, una sul lato destro, una sul lato sinistro; il connettore per l'alimentatore/caricabatterie (MagSafe da 45W); il microfono integrato; un'uscita cuffia e un'uscita video Mini DisplayPort. Per quest'ultima sono disponibili opzionalmente vari adattatori, per guadagnare rispettivamente le uscite VGA, DVI e HDMI, altrimenti non presenti. Un adattatore per ogni connessione eventualmente necessaria: costano, originali, una trentina di euro l'uno... ma, ringraziando i cinesi di cui sopra, non è difficile trovarne su eBay di compatibili, a una frazione del costo "cupertiniano" ;-) Manca all'appello, come già indicato nella breve anteprima pubblicata qui dentro un paio di settimane fa, uno slot per SD card che, viceversa, troviamo nel modello maggiore da 13 pollici: la stessa dimensione display del modello precedente. La tastiera è l'ormai classica "con tasti ad isola" che, parlando francamente, a me non convince molto. Non tanto dal punto di vista estetico, quanto per motivazioni esclusivamente pratiche. Detto senza rigiri di parole, i tasti sono "mosci" e dalla corsa troppo breve. Capisco pure che con lo spessore complessivo in gioco (forse) non si poteva fare di meglio... ma da qui a promuoverla a pieni voti ce ne corre. Ah, a proposito: non è retroilluminata come succede con i MacBook di dimensioni maggiori, ma anche questo non poteva essere diversamente per la medesima motivazione. Di dimensioni inaspettate, il ben noto TrackPad multitouch che, a detta di Apple, rivoluziona anch'esso il modo di interagire con un computer portatile. In quanto "multitocco" possiamo, tramite questo, compiere diverse azioni a seconda di quanti polpastrelli utilizziamo contemporaneamente (ed è una fortuna che non abbiamo una dozzina di dita per mano... :-) Ad esempio con due dita possiamo scrollare le pagine in tutte le direzioni, ruotare le immagini, effettuare zoom-in e zoom-out, arrivare il "tasto destro" del mouse. Con tre dita abbiamo due possibilità, mutuamente esclusive: o le utilizziamo per navigare tra le pagine Internet (corrispondente ai tasti pagina avanti e indietro del browser) oppure scegliamo di abbinare il triplice gesto allo spostamento/trascinamento di oggetti e finestre. Con quattro dita, infine, possiamo richiamare Exposè (la funzione Mac OS per vedere a colpo d'occhio tutte le finestre aperte, anche quelle più nascoste...) o passare da un'applicazione all'altra, "navigando" tra quelle già aperte: corrisponde al "mela-tab" :-)
Ma che ha fatto, l'ha aperto?!?
No, tranquilli, non sono matto fino a questo punto. Anche se la tentazione di farlo è stata davvero forte. Diciamo, semplicemente, che sono stato frenato (bloccato!) dal fatto che non avevo a disposizione un cacciavite Torx, micro, di quelli per "stelle" a 5 punte (non sei). Se no un giretto dentro lo facevo per davvero! Fortuna nostra è che su Internet si trova davvero di tutto, compreso chi (volendo) fa il lavoro sporco al posto tuo. Nello specifico i colleghi di iFixit.com che non si fanno certamente problemi di attrezzi mancanti (alla fine hanno utilizzato anche loro cacciaviti comuni per sconfiggerle) e, soprattutto, di sangue freddo. Le micro-viti bastarde in questione, sul fondo, sono ben 10 e anche questo la dice lunga sul livello costruttivo del MacBook Air. Il fatto che siano diverse da qualsiasi altra vite, viceversa, la dice lunga sul fatto che Apple vuole evitare a tutti i costi che l'utente possa accedere all'interno dei propri dispositivi, quantomeno quelli più evoluti come il pupetto in questione. Comunque, tolte le malefiche dieci, si rimane letteralmente a bocca aperta per l'eccezionale livello di miniaturizzazione concentrato all'interno, e non poteva essere diversamente visto lo spessore in gioco. Buona parte della superficie disponibile è occupata dalle batterie, ben sei celle ai polimeri di litio che compongono un supporto energetico da ben 35 Wh, sufficiente per tenere in vita il pargolo per molte ore, anche quattro o cinque sperimentate personalmente. La cosa, viceversa, che mi ha proprio stupito scovando online queste foto, è che all'interno del MacBook Air è presente una ventola di aerazione. Si occupa di calmare i bollori di entrambi i processori: la CPU Intel Core 2 Duo a 1.4 o 1.6 GHz e la GPU GeForce 320M di NVIDIA che offre risultati eccellenti per la tipologia di prodotto in questione. E' talmente tanto silenziosa che... o non funziona affatto (non penso proprio!) oppure ha anch'essa quel certo non so che di incredibile che, invero, aleggia sull'intero progetto MacBook Air. Un altro punto-chiave che ha portato al raggiungimento delle dimensioni così ridotte è stata l'adozione di un'unità disco a stato solido, appositamente realizzata per i nuovi Air. I chip, visibili nella foto qui a lato, sono assemblati su una piccola schedina, immagino dal connettore stra-proprietario. E' quindi stato eliminato il tipico contenitore - qui mostrato a confronto - che rende gli SSD form-factor compatibili con gli hard disk tradizionali da 2.5", cosa che in questo prodotto non era certo richiesta. La buona notizia, se così vogliamo interpretarla, è che il dispositivo è comunque (teoricamente) upgradabile: chissà se da qui a poco non si troveranno, nel mercato parallelo (la Apple non lo farà di certo!), unità di questo tipo di capacità maggiore. Il MacBook Air da 13 pollici, infatti, offre unità da 128 o 256 GB, mentre per il piccolino la scelta è tra 64 o 128. Tendo ad escludere - ma non si può mai sapere... - che le motivazioni siano dovute e problemi di ingombro. Al di là di questo, l'apprezzabilissima scelta di adottare un disco a solido fa sì che il MacBook Air si avvii in meno di 15 secondi. E parlo di "avvio da zero", non certo del semplice rinvenimento da stato di Stop - o standby che dir si voglia - operazione assolutamente istantanea. Microscopici, infine, anche i due speaker integrati, ovviamente posizionati una o destra e uno a sinistra all'interno dello chassis (sono quelle due bacchette verticali ai lati del blocco batterie). L'unica cosa strana è che per questi non è previsto alcun foro di uscita (del suono), pertanto fanno quello che possono attraverso l'alluminio stesso del cabinet. Strano!
Tutto ciò premesso...
... accendiamolo e cerchiamo di capire, davvero, come va il sistema nel suo insieme (non solo l'hardware). C'è pero da fare una doverosa premessa. Io non sarei l'utente tipico per un prodotto di questo tipo. Per una ragione molto semplice: non sono né un utente Mac né un utente non-Mac dal momento che, come anticipato prima, lo sono stato per un decennio intero, lo scorso millennio! Certo, nei primi anni '90 i Mac erano tutt'altra cosa. Principalmente erano macchine dedicate alla grafica e all'impaginazione: parlo del periodo antecedente non solo agli iMac, di fine secolo, ma anche antecedente ai Performa che molti magari nemmeno ricorderanno. Quelli erano tempi in cui il mondo Apple era realmente un ambiente a sé stante, in cui se volevi collegare una stampante doveva essere quasi certamente con la mela morsicata sopra e anche il semplice scambio file con "l'altro mondo" era spesso fonte di problemi complicatissimi. Noi, a MC, ad esempio, scrivevamo gli articoli senza utilizzare le accentate (ma l'apostrofino: e' cosi' e non se ne puo' piu'... :-) per non creare problemi al grafico (Adriano) che impaginava, ovviamente, su Mac. Ora, anzi da una decina d'anni, la situazione è nettamente cambiata. Apple ha giustamente mollato la presa su alcune (purtroppo non tutte...) posizioni discutibili, tant'è che certi discorsi accalappia-utenti-win sul loro sito mettono finanche un po' di tristezza. Tipo: "Anche qui troverai il cestino per cancellare i tuoi file...", fingendo di non sapere che all'epoca dell'uscita di Windows 95 (una dozzina d'anni dopo il primo Mac, che il cestino già l'aveva) vi furono battaglie legali Apple-Microsoft finanche in tal senso! Comunque, tolto il sottoscritto che è certamente un caso anomalo, gli utenti Mac si possono tranquillamente suddividere in due gruppi distinti: gli irriducibili della mela morsicata, da sempre "anti", e i profughi di Windows ai quali è necessario un benché minimo lavaggio del cervello per addomesticarli. Secondo Apple, naturalmente. Vesto, quindi, per quest'occasione i panni del "tipo 2": torno a casa col gingillo in questione tutto contento per l'acquisto e provo, emozionato, ad accenderlo. La procedura di startup iniziale non è molto diversa da quella di un computer "normale" (ops... mi è scappata! :-). Vengono fatte all'utente più o meno le solite domande (fuso orario, data, crea un account, decidi la password, ecc.), ma anche se sei già felice possessore di un altro Macintosh e vuoi importare automaticamente da questo i dati e le impostazioni. In questo caso no. Nel giro di pochi secondi la procedura iniziale è bell'e finita, e possiamo subito cominciare ad utilizzarlo. Anche la connessione all'auspicabile rete wireless domestica avviene senza intoppi: come sempre basta indicare la rete giusta, specificare la chiave WEP/WPA e non porsi più il problema. All'inizio ci si trova un po' disorientati (dov'è il menù start e/o da cosa è sostituito qui dentro??? In altre parole che devo fare per iniziare???) ma tutto sommato nel giro di pochi minuti si riesce ad acquisire una sufficiente familiarità col nuovo mondo. Il Dock - quella bella striscia riflettente piena di icone colorate - è ben visibile in basso ed è scontato avvicinarla con il mouse per vedere meglio cos'è e come si usa.
La prima icona a destra è il Finder. Parola che non dice granché all'utente "straniero". Né vi è una qualsiasi indicazione aggiuntiva nell'avvicinare il puntatore del mouse a questa faccina simpatica. "Andiamo oltre, per il momento..." Seconda icona del Dock è denominata Dashboard: meglio mi sento! Qui, però, almeno provando a cliccarla qualcosa succede: compaiono dei gadget sullo schermo, pertanto l'esplorazione iniziale in questo caso porta qualche minimo frutto. "Da approfondire a tempo debito..." La terza icona, sempre partendo da sinistra, è forma di francobollo ed è denominata Mail. Qui dubbi davvero pochi: è il programma per la posta elettronica, una delle prime cose da configurare una volta terminata l'esplorazione iniziale. Segue una bella bussola con scritto Safari. Per chi non ha mai avuto un Mac né un iPhone, Safari dice ben poco: se va bene può pensare che si tratti di un programma di navigazione, ma di quelli per le strade e tra i palazzi, non nelle agitate acque di Internet. Comunque, visto che cliccandola si viene catapultati d'ufficio sul sito Apple, i dubbi iniziali in tal senso sono subito dissipati. Se però proviamo a visitare qualche altro sito, e "malauguratamente" questo (da YouTube a digiTANTO, giusto per citare i due estremi della probabile scelta) necessita del plug-in Adobe Flash per poter funzionare, scopriamo la prima triste novità. Safari non solo non è implicitamente compatibile con i video e i filmati di questo tipo, ma in quest'ultima versione non si preoccupa nemmeno di adeguarsi automaticamente ai voleri dell'utente: VOGLIO vedere questa pagina, zitto e non discutere! Tocca, sapendolo, andare manualmente sul sito di Adobe - nel senso che "lui" non ti dice nemmeno come puoi risolvere l'inconveniente - installare il plug-in e colmare in questo modo la sua LACUNA. Bello, no? :-) Proseguiamo la nostra passeggiata sul Dock: attenti a non scivolare! :-))) La quinta e la sesta icona sono denominate rispettivamente iChat e Rubrica Indirizzi: anche qui, come per Mail, ben pochi dubbi. Segue FaceTime e nuovamente, se non siamo utenti iPhone 4, difficilmente capiremo al primo sguardo cos'è e a cosa serva. Diverso il discorso per iCal che, grazie sopratutto alla sua immaginetta a forma di calendario, non dà adito a molti dubbi. L'icona, viceversa, che mi ha (tuttora) lasciato interdetto è la nona: Anteprima. Non ho capito che ci sta a fare sul Dock: serve per visualizzare documenti e immagini, ma di solito è caricata automaticamente cliccando su foto e quant'altro nelle varie cartelle. Accedendovi dal Dock non succede assolutamente nulla e si rimane solo un po' disorientati. Chissà, magari in una mia prossima vita capirò... :-))) Seguono, e concludo, iTunes (Mac Media Player?); Photo Booth per divertirsi con la webcam integrata; iPhoto per gestire le immagini fotografiche e le relative raccolte; iMovie per i video; Garage Band per sbizzarrirsi con la musica e gli effetti musicali. Ultimo ma non meno importante, Time Machine è un vero toccasana per tornare indietro nel tempo (relativamente ai nostri file) in caso di problemi, cancellazioni accidentali e altri disastri simili.
In conclusione...
Purtroppo, altre "stranezze" (scritto tra virgolette perché, si sa, tutto è relativo...) del mondo Mac OS saltano fuori durante l'utilizzo dei vari programmi. La più eclatante che finora m'è capitata di incontrare riguarda Mail e la sua impossibilità di inviare e gestire le cosiddette "Conferme di lettura". Evidentemente Jobs le reputa una cosa inutile o, chissà, lesive della privacy dei poveri e indifesi utenti Mac. Bah! Naturalmente, almeno per quel che riguarda l'invio delle stesse, qualcuno ha già approntato la "patch" che pone rimedio anche a questo. Un'altra "stranezza" riguarda, viceversa, il portatilino in questione e la sua elegante tastiera. Che, sempre a parer mio, poco elegantemente NON offre il tasto Canc ma solo il BackSpace. Ora, o in Apple il team di sviluppo dei portatili non usa cancellare i caratteri a destra del cursore (tutti repubblicani??? :-))) oppure la cosa è davvero strana. Naturalmente la possibilità esiste. L'ho scoperto con la solita ricerchina in Internet: mi consola non essere MAI il solo a porsi questi problemi. Basta solo premere due tasti invece che uno, posti per di più ai due estremi della tastiera: Fn+BackSpace! Viceversa non capisco, con tutto lo spazio che c'è in qualsiasi altro punto del MacBook Air, perché si ostinino a mettere nella tastiera il pulsante di accensione/spegnimento. Proprio al posto del Canc e dove può essere premuto per errore durante la digitazione. Vabbè... contenti noi!
:-)
Vuoi commentare l'articolo? Scrivi il tuo messaggio e clicca su Invia. Ricordati di specificare il mittente... ovviamente se vuoi! :-) |