Digitando, digitando... n. 47/2010 del 22.11.2010
Si stava meglio quando si stava peggio... Proprio ieri sera (sabato 19.11.2010), sul tardi-ma-non-troppo, mentre già ero più di là che di qua, mi è quasi sembrato di sentire in TV una considerazione piuttosto interessante. Una volta tanto... :-))) Provo a riassumere il concetto percepito, sempreché non stessi facendo tutto da solo... sognando! E' più o meno da sempre che il genere umano tenta di "salvare" (nel senso informatico del termine) la propria conoscenza a beneficio delle generazioni successive, utilizzando di volta in volta le migliori "tecnologie" disponibili. I geroglifici egiziani ne sono un esempio, ma ancor prima qualcosa del genere avveniva nelle caverne degli uomini primitivi, e si è continuato nei secoli e millenni successivi. Così ai tempi di Cristo c'erano i papiri, diversi secoli dopo i manoscritti su pergamena (opera degli instancabili amanuensi), poi i primi tipi di carta e i primi tipi stampa, prima e dopo Gutenberg (alto medioevo, se non ho contato male... :-) Tutto ciò è proseguito più o meno identicamente fino a qualche decina di anni fa, quando siamo entrati nell'era dei supporti non convenzionali. Ossia di quelle "cose" che per essere lette non erano più sufficienti i soli occhi e il cervello, ma era indispensabile l'utilizzo di un apposito mezzo tecnico di decodifica. Che fosse un antico fonografo a rulli in cera o una futuribile memoria olografica, la differenza sostanziale è comunque minima: se non abbiamo a disposizione l'hardware necessario per la sua lettura... ce lo possiamo dare in testa! (per non dire peggio :-))) E anche se ce l'abbiamo oggi (ad esempio quello, comunissimo, per leggere normali CD o DVD) non è detto che l'avremo (ops... l'avranno!) domani. Pertanto "salvare" la conoscenza attuale su dispositivi di questo tipo (di qualunque genere: vale anche per i concetti più "filosofici" come la codifica utilizzata e quant'altro) potrebbe non essere la scelta giusta. In realtà anche i papiri non sono eterni e, ancor meno, lo sono i manoscritti, per non parlare della carta stampata... ma la considerazione interessante sentita in TV cui facevo riferimento all'inizio è proprio questa: i sistemi di "salvataggio" utilizzati millenni fa, dopo millenni, sono ancora validi; quelli di secoli fa lo sono ancora e, probabilmente, lo rimarranno ancora per qualche secolo (pergamena e carta, converrete con me, non durano quanto la pietra scolpita) mentre i supporti più o meno tecnologici degli ultimi decenni, custodiranno il tutto sì e no per qualche... decennio! Tutto questo, naturalmente, non vale solo per lo "scritto" propriamente detto: vogliamo parlare delle immagini??? Quanto dura un'immagine paleolitica (tanto per cambiare, su pietra) come quella mostrata qui a lato? Quanto durerà un olio su tela di Raffaello e quanto un'immagine fotografica chimica, che pure svaniscono queste ultime, molto lentamente, nel tempo? Se invece è un file RAW su CompactFlash che speranze ci sono di potervi accedere, a dir molto, tra una decina d'anni? Lo sa bene la NASA (sempre secondo quanto raccontato ieri sera in TV) che pare abbia perso per sempre buona parte delle immagini relative alle prime missioni spaziali, per l'impossibilità di accedere ai contenuti sapientemente "salvati" su arcaici supporti. (Mi pare strano... ma se l'ha detto la televisione! :-))) Per non parlare, infine, delle "normali" comunicazioni tra individui. Una volta c'era la lettera, scritta, affrancata, spedita e, dopo qualche giorno, ricevuta. Così succede, ad esempio, che nel baule in soffitta possiamo trovare le lettere d'amore dei nostri nonni. Ma nello stesso baule, i nostri nipoti, cosa troveranno??? Gli SMS, i messaggi e-mail e quelli di chat (sempre d'amore) ormai cancellati dal tempo... tecnologico? Proprio questa settimana, per dirne una, s'è messa in mezzo finanche Facebook che pare abbia annunciato una nuova svolta nella comunicazione interpersonale, che "supera" (a detta loro) il mezzo stesso utilizzato per comunicare. Non importa al mittente con quale mezzo il destinatario riceverà il nostro messaggio che verrà, semplicemente, indirizzato a lui per "nome e cognome". Che poi questo riceva un SMS, un'e-mail, un messaggio istantaneo non è motivo di preoccupazione per chi deve inviare una comunicazione. Analogamente quest'ultimo potrà utilizzare per inviare il messaggio il mezzo più opportuno che ritiene in quel momento, senza curarsi pertanto della compatibilità in tal senso. Per fare un esempio, l'utente A utilizza la chat per inviare un messaggio all'utente B, questo lo riceve sul telefonino sotto forma di SMS (perché ovviamente l'ha deciso lui in quel momento di essere connesso al "sistema" con questo mezzo), risponde con un SMS al "sistema" e il mittente originario riceve la risposta nella chat. Magari senza nemmeno sapere cosa è effettivamente avvenuto nel frattempo. Bello, no? Risposta: no! :-(
:-)
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