Stringi stringi, è tutta questione di larghezza. Di banda,
naturalmente. Poi anche di affidabilità/continuità della
stessa, ma questo potrebbe essere anche il problema più
facilmente risolvibile, tramite ridondanza utilizzando
diversi canali.
Sto parlando, per intenderci, della rivoluzione informatica
prossima ventura, ovvero del cosiddetto Cloud Computing.
C'è
poco da fare, prima o poi finiremo tutti lì dentro... con la
testa
tra le nuvole. Come se non lo fossimo già abbastanza,
"a prescindere", così come siamo combinati di questi tempi!
:-)
Quel che prima o poi succederà (ormai è scritto nel nostro
destino...) è un sempre più limitato uso in locale
delle nostre risorse, in favore dell'utilizzo delle stesse
in modalità remota/condivisa. Risorse che, a quanto pare, non riguardano ormai
solo i dati - semplicemente parcheggiati da qualche parte
lontano da noi, ma per questo ovunque accessibili - ma anche
le applicazioni principali e finanche il sistema operativo
stesso, come "minaccia" Google...
A pensarci bene, il fenomeno (futuro) del Cloud Computing
non è altro che un ritorno alle origini, all'era "pre-personal computer".
Lo strumento utilizzato per accedere
alla nostra sfera informatica non sarà più un computer come
siamo stati abituati a considerarlo da un trentennio a
questa parte,
ma solo uno stupido terminale collegato a qualcosa di ben
più potente e - mi si passi il termine... - intelligente.
Trenta e più anni fa avveniva questo tra unità centrale e
terminali, tutti sistemati nello stesso edificio o comunque
a breve distanza gli uni (qualche decina) dall'altro (uno).
Nel futuro assai prossimo del Cloud Computing lo
scenario sarà certamente diverso (i "client" potranno stare
in qualsiasi parte del globo) e non è detto che sia noto
agli utenti dove sarà fisicamente
presente
il "computerone centrale" al quale saremo connessi. Che,
chiaramente, non sarà nemmeno "uno" in senso stretto.
Il primo piccolo passettino verso il Cloud Computing,
a ben guardare, è stato fatto almeno una decina di anni fa,
quando cominciavano a diffondersi le cosiddette webmail.
Per consultare la posta elettronica, e anche per spedire
messaggi, cominciava a non essere più indispensabile
installare sul proprio computer un "programma di posta
elettronica", ma la stessa funzionalità (quantomeno
nell'essenza) poteva essere "sbrigata" direttamente online,
semplicemente connettendosi a un servizio Web.
Ci si sentiva un po' sfigati a operare in questo
modo, ma in realtà i vantaggi reali, poi, erano sotto gli
occhi di tutti. Con un accesso qualsiasi al Web (da casa
degli amici, all'Internet Point, o da una qualsiasi
postazione dell'ufficio del nostro cliente) potevamo
recuperare qualsiasi messaggio inviato o ricevuto, nei
limiti "solo" della capienza stessa della webmail.
Problema, quest'ultimo, che con l'arrivo di Gmail nel 2004,
è stato definitivamente (anch'esso) archiviato.
Naturalmente,
a seguire, passi verso il Cloud Computing ne sono
stati fatti tanti altri. Dalle applicazioni (sempre Web) in
grado di raccogliere e catalogare le nostre immagini
digitali a quelle per gestire i nostri contatti e la nostra
agenda appuntamenti, per finire (e non poteva non finire
così) a quelle per trattare documenti "tipo Word" e tabelle
"tipo Excel". Al punto che - e anche questo era prevedibile
- la stessa Microsoft ha iniziato a guardare con
attenzione al fenomeno, proponendo anch'essa - gratuitamente
& per tutti! - le proprie soluzioni "on the Web".
Inoltre, tanto per rimarcare la "centralità del Web" in
tutti i luoghi e in tutti i laghi :-))) già si parla anche
di Cloud Printing, ovvero della possibilità di
utilizzare tramite Internet direttamente le stampanti, senza
nemmeno che queste debbano essere (prima) collegate al
computer. Esattamente come avviene da tempo per le stampanti
di rete (dotate di porta ethernet o di connessione wifi)
solo che in questo caso la "r" di "rete" è da riscrivere in
maiuscolo (Rete) intendendo con questa il World Wide Web.
E' ovvio che in tutto questo c'è chi teme (urlandolo...) che
si tratti dell'ennesimo attacco alla nostra privacy,
immaginando chissà quale secondo fine dietro la gestione
remota dei nostri file, delle nostre applicazioni e,
finanche, delle nostre stampe.
Non manca, per finire, il "passo successivo", quello per così
dire definitivo. Google è già al lavoro da molti mesi alla
massima espressione del Cloud Computing e proprio la
scorsa settimana ha rilasciato a un (non troppo) ristretto
numero di sperimentatori il proprio sistema operativo
Web-based: Chrome OS.
Caratterizzato da un approccio incentrato sulle
applicazioni, come succede per gli smartphone (App Store
compreso!), utilizza il browser Chrome come interfaccia
utente e si appoggia su un kernel Linux ridotto all'osso.
Non sarà, come ipotizzato inizialmente, vincolato alla
rigida connessione ad Internet per poter funzionare, in
quanto molte delle applicazioni scaricate e installate,
potranno funzionare anche in modalità offline. Nonostante
questo, dovrebbero far parte delle "specifiche minime" la
doppia connettività wifi+3G, in modo da ridurre
significativamente le probabilità di rimanere disconnessi.
Ovviamente banda permettendo, se saremo così in tanti a
cantare...
:-)