Digitando, digitando... n. 08/2011 del 21.02.2011
Google One Pass: il guanto di sfida! E' stata, questa, una settimana da ricordare. Nel giro di poche ore due dei più grandi protagonisti della scena informatica mondiale hanno lanciato la loro proposta per il "commercio elettronico" dei contenuti editoriali. Da una parte, instancabile, la Apple con la sua (proprietarissima... e te pareva!!!) soluzione denominata "In App", dall'altra Google, più agguerrita che mai con la sua (apertissima... e te pareva!!!) soluzione denominata "One Pass". Due approcci completamente diversi al problema e, conseguentemente, due soluzioni diametralmente opposte. Chi vincerà la sfida? Difficile dirlo, difficile che vi siano due vincitori, più probabile che non ce ne sarà nessuno!
La "soluzione" Apple In App
C'è addirittura chi dice, ottimisticamente dal punto di vista degli editori, che è finita l'era dell'informazione gratuita su Internet. Credo che cavolata più "ampia" di questa, su questo argomento, non poteva esser detta. Il problema, semmai, è l'esatto contrario: riusciranno queste nuove tecnologie a diffondersi realmente sul mercato? La soluzione proposta da Apple per la vendita online dei contenuti editoriali si basa su specifiche App che danno accesso (o meno) ai contenuti a pagamento. Si tratta, come evidente, della soluzione più "chiusa" che si potesse immaginare, con vantaggi (e che vantaggi...) praticamente solo per Apple. Non è un mistero, infatti, che la stessa chieda agli editori una percentuale sulle vendite online di ben il 30%. Non solo per l'applicazione - se questa stessa sarà a sua volta a pagamento, speriamo di no! - quanto per ogni nuovo abbonato - vita natural durante - attivato tramite questa. Come dire che si riprende il suo 30% anche l'anno successivo, se si trattava di un abbonamento annuale a una rivista, naturalmente rinnovato. Molti editori si sono ribellati a questa sorta di... tassa. Non che sia poco sensato pagare una percentuale sulle vendite, quel che è inaccettabile (secondo alcuni, me compreso!) è proprio l'aliquota applicata! :-))) Queste le parole di Steve Jobs al riguardo: “La nostra filosofia è semplice: quando Apple porta un nuovo abbonato alla app, Apple guadagna un 30%, quando l’editore porta un utente esistente o un nuovo abbonato all’app, l’editore mantiene il 100 percento e Apple non guadagna nulla. Tutto ciò che richiediamo è che, se un editore sta facendo una offerta di abbonamento al di fuori dell’app, le stesse (o migliori) offerte vengano proposte all’interno della applicazione, in modo che i clienti possano facilmente abbonarsi con un clic direttamente dall’app. Crediamo che questo servizio di abbonamento innovativo fornirà agli editori una nuova opportunità per ampliare l’accesso ai loro contenuti digitali su iPad, iPod touch e iPhone, accontentando sia i nuovi abbonati che quelli già esistenti.”
Google One Pass
La proposta di Google, com'era da attendersi, è diametralmente opposta. Non occorre installare alcuna applicazione per utilizzare il sistema, basta il proprio browser di navigazione Internet, qualsiasi: non necessariamente Chrome, per intenderci! "One Pass" sta ad indicare che per accedere ai contenuti a pagamento, anche su diversi siti e differenti editori, utilizzeremo un'unica password, tramite la quale acquisteremo una volta e per tutte (o per un determinato periodo di tempo, dipende dal prezzo e dalla tipologia del contenuto) il prodotto in questione. Che sia un articolo, un filmato, un brano musicale o un video poco importa nella sostanza. Quello che interessante notare è che acquisiremo il diritto a fruire di quel contenuto ovunque ci troviamo e qualsiasi mezzo utilizzeremo. Potrà essere un altro browser su un PC/Mac differente, uno smartphone o un tablet, di qualsiasi tipologia: anche Apple, questo è il bello! Una volta inserita la password di accesso, se il contenuto era già stato acquistato in precedenza, non verrà addebitato una seconda volta e potremo utilizzarlo nuovamente. La buona notizia, per gli editori, è che la "tassa" da pagare con questo sistema è assai più modesta: appena il 10% (si vocifera), ovvero un terzo di quello che chiede il prode Jobs. Non ci sono da fare investimenti economici iniziali, ma solo l'adeguamento delle proprie pagine Internet per incorporare le funzionalità di vendita, proponendole secondo le proprie necessità editoriali. Ad esempio si visualizza l'anteprima di un articolo e sul "Continua..." verrà visualizzata la richiesta di credenziali per l'accesso al contenuto completo o, se è la prima volta, per l'acquisto medesimo. Ecco come recita la pagina di Google dedicata al neonato sistema, tra l'altro disponibile da subito anche per l'Italia: "Google One Pass è facile da implementare e gestire. La configurazione necessaria è minima e i contenuti vengono gestiti tramite una semplice interfaccia online. Viene fornito da Google Checkout, pertanto non è necessario creare un sistema di pagamento apposito nel sito. Gli editori possono stabilire le modalità di pagamento per l’accesso ai contenuti da parte degli utenti e stabilire i prezzi degli articoli e degli abbonamenti. È possibile addebitare il costo di ogni singolo articolo, offrire pass giornalieri, abbonamenti mensili o pacchetti con più edizioni". Bello, no?!?
:-)
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