Digitando, digitando... n. 24/2011 del 20.06.2011
Buon compleanno, IBM :-) Ne hanno parlato, nel weekend appena concluso, un po' tutti i siti di informazione: Big Blue, al secolo IBM, festeggia i suoi primi cent'anni, e si appresta a vivere (altrettanto attivamente) i suoi prossimi mille. Nata dalla fusione di tre Company (Computing Scale, Tabulatine Machine e International Time Recording) ha di fatto cavalcato l'intera evoluzione del calcolo automatico, sin dai tempi in cui l'elettronica ancora doveva arrivare e i "conteggi" si facevano a suon (nel vero senso della parola) di ruote dentate, mollette e rumorosissimi meccanismi. In realtà, dal punto di vista non solo storico, benché in molti tendano a dimenticarlo, quest'anno ricorre un altro anniversario di Big Blue: la nascita dell'IBM Personal Computer, avvenuta trent'anni fa, nel più recente (si fa per dire...) 1981. Quella macchina, visibile nella foto in apertura e che in molti ricorderanno, ha realmente cambiato la vita a molti di noi. Per prima quella di Bill Gates che, grazie al poco trascurabile dettaglio che il "pupo" ospitasse a bordo il sistema operativo di Microsoft (non pensate a Windows, ancora doveva essere inventato!!!), ha di fatto rappresentato tutta la sua infinita fortuna.
Alzi la mano chi c'era! A quei tempi, come molti possono testimoniare, regnava incontrastato il caos. Ma, tutto sommato, eravamo comunque contenti... Chiunque voleva "inventarsi" un computer... semplicemente lo inventava e lo scaraventava sul mercato. Se aveva successo, bene, se non lo aveva, "nuovo giro, nuovo possibilità di vincere". In altre parole non esistevano standard, e chi vendeva i computer si preoccupava anche di fornire il software per farlo funzionare. O le indicazioni per scriverselo da soli, volendo. Quasi sempre in BASIC, il linguaggio di programmazione, come recita la B della sigla, per principianti. O beginner's che dir si voglia! Era tanta la fame di informatica personale a quei tempi che, in realtà, i veri e propri flop furono molto pochi. Comunque si riusciva a racimolare un po' di utenza e... a far quadrare i conti delle "povere" aziende. Né esisteva, almeno come lo intendiamo oggi, il concetto di compatibilità. Spesso comprare un computer di una determinata marca significava, poi, rimanere (costretti) in quell'ambito anche per quanto riguarda gli accessori, dalla stampante ai monitor, senza dimenticare le memorie di massa (a disco floppy se non a nastro... audio!) e finanche gli accessori più minuti come joystick e moduli di memoria, che a quei tempi di misuravano in "KB". Che non è, a beneficio dei più giovani, contrazione sms-iana di Kome Butta?!? :-)))
In quel dannato caos, un bel giorno - 12 agosto 1981 - scese in campo IBM, fino a quel momento conosciuta esclusivamente per i suoi mainframe, come il famosissimo IBM 360 visibile nell'immagine qui a lato. Sarebbe quella specie di armadio pluri-lucettato, alla sinistra dell'operatore: tutt'intorno (ovviamente ci voleva un'ampia sala macchine specificatamente attrezzata per ospitarlo) erano disposte le unità a nastro contenenti dati e programmi da elaborare. In quella foto, in mezzo alla sala, mi pare di riconoscere un lettore di schede perforate... che pure ho incontrato strada facendo. Che tempi!!! La discesa in campo PC della IBM non passò certo inosservata. Quasi a voler rappresentare una pietra miliare della recente storia informatica il suo personal computer non poteva che chiamarsi in un solo modo: IBM Personal Computer, volutamente scritto con la P e la C maiuscole. Era basato su un processore Intel 8088 con architettura interna a 16 bit (gli altri, a quei tempi, erano quasi tutti a 8 bit) "clockato" a ben 4.77 MHz e poteva contare su una memoria RAM da 16 KB espandibile a 256 (più o meno quanta ne troviamo oggi in un forno a microonde non troppo "pensante"). La memoria di massa era rappresentata da una o due unità floppy disk da 5.25 pollici (singola faccia) per complessivi 160 o 320 KB di capacità massima. Inutile dire che a quei tempi non esistevano ancora computer dotati di hard disk e quando se ne sentiva nominare uno, visti gli altissimi costi, era spesso un dispositivo esterno condiviso - non si sa bene come - da più macchine. Il video, pressoché privo di particolari velleità grafiche, era normalmente monocromatico a fosfori verdi (come nell'immagine qui a lato), ma per chi era disposto a spendere "qualche" soldino in più esisteva anche la versione a colori, col quale ci si poteva ben sbizzarrire: si riusciva a visualizzare i caratteri in ben sedici tonalità cromatiche differenti. Incredibile! Incredibili, ai giorni d'oggi, anche i prezzi di vendita di allora. Si partiva dal modello base (16 KB di memoria, senza video e senza floppy) venduto a poco più di 1.500 dollari, per arrivare ai circa 4.500 della versione completa. Roba da non crederci, oggi, così come era da non crederci, allora, che questo "scatolone" avrebbe segnato la storia dell'informatica personale. Auguroni IBM!
:-)
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