Digitando, digitando... n. 07/2013 del 11.03.2013
Chiari, freschi e dolci... Glass! :-) Si torna a parlare dei Google Glass. I fantascientifici occhialini - ammesso sempre che sia giusto chiamarli in questo modo - proposti dalla casa di Mountain View. Non hanno lenti, montatura sì, ma incorporano una telecamera, un microdisplay, connettività wireless, tanta elettronica e tantissima voglia di fare. Non si sa, ancora, quale sarà il reale uso (e l'utilità) di questo innovativo gadget, ma se ne parla da molti mesi senza sapere di preciso quando arriverà sul mercato e a che prezzo. Nel frattempo non mancano le polemiche, comprese le solite questioni riguardanti la privacy, ancora una volta (a detta dei soliti disfattisti fanatici & convinti) messa a rischio da queste nuove, incontrollabili, diaboliche, tecnologie. E così anche a un anno o forse più dall'effettiva messa in vendita c'è già chi ne ha vietato l'utilizzo nei locali pubblici, come se il problema fosse il fattore di forma: il danno, presunto, che un dispositivo di questo tipo può fare non è diverso da quello di un comunissimo telefonino - volendo nemmeno tanto smart - dotato di videocamera integrata. Anche con questi, infatti, ci vuol poco a riprendere di nascosto, magari fingendo di fare una telefonata o di sfogliare immagini e pagine web. Non è che, sempre per caso, stiamo ancora una volta esagerando? Perché criminalizzare preventivamente uno strumento che potrebbe - il condizionale è d'obbligo... - trasformarsi in un oggetto tecnologico una volta tanto realmente utile per tutti? Perché scaldarsi così tanto in anticipo: sarà il mercato, quindi gli utenti, a decidere se e quanto successo o insuccesso dovrà avere un dispositivo di questo tipo. O no?
Se un'immagine vale più di cento parole, figuriamoci quante ne ne può valere un video. Così, giusto per farsi un'idea di cosa potranno fare per noi i Google Glass basta visionare i due minuti di video presenti sulle pagine ufficiali del progetto, disponibili all'indirizzo www.google.com/glass. Video, per la cronaca, intercettato anche su YouTube e incorporato in fondo a questa pagina. Si tratta di uno strumento in qualche modo connesso alla Rete - non è chiaro se saranno anche 3G/4G o solo WiFi/BT -grazie al quale possiamo interagire facilmente con essa. Nello specifico attraverso un microfono dotato, ovviamente, di funzioni di riconoscimento vocale, un auricolare per ricevere l'audio, un display ad alta definizione sovraimpresso al nostro campo visivo e una telecamera frontale che, proprio per la sua posizione, sarà in grado di riprendere foto e video esattamente "dal nostro punto di vista". I comandi, come detto, si impartiscono a voce. Per attivare il riconoscimento vocale basta pronunciare le parole "ok glass" seguite dal comando in questione. Così, "ok glass, take a picture" farà sì che venga scattata una foto, "ok glass, record a video" registrerà un video, mentre per una "normalissima" ricerca su Google basterà pronunciare: "ok glass, google [quello che vogliamo cercare]". Dello stesso tono - è proprio il caso di dirlo - gli altri comandi inizialmente disponibili, che permetteranno ad esempio di avere informazioni di navigazione, spedire messaggi (naturalmente anche questi dettati a voce), cercare un'immagine, informazioni meteo, orari dei trasporti, eccetera, eccetera, eccetera...
Architettura aperta
Eh, già: è ovvio che i Google Glass non saranno, CERTO!, una piattaforma chiusa e chiunque potrà sviluppare applicazioni, sul modello Android, da rendere disponibili su un tutt'altro che ipotetico Glass Store all'interno di Google Play. La compagnia statunitense JetBlue si è già fatta avanti illustrando in anteprima una probabile applicazione, da utilizzare in aeroporto. Sarà possibile, ad esempio, avere ragguagli in tempo reale sul proprio volo (magari mentre si corre al gate senza rischiare di perdere l'aereo in cerca di informazioni), farsi guidare all'arrivo al nastro di consegna bagagli, avere una stima del costo di una corsa taxi, conoscere quanti posti sono ancora disponibili al parcheggio mentre ci avviciniamo ad esso in auto (e senza smettere di guidare...) così come farci guidare dentro l'aeroporto alla ricerca dei servizi igienici o di un determinato negozio o ristorante nell'attesa dell'imbarco.
Viceversa, alcuni studenti della North Carolina Central University stanno sviluppando un'applicazione (in parte finanziata dalla stessa Google) per il riconoscimento delle persone non basato, banalmente, sulle caratteristiche del volto, ma sullo stile dell'abbigliamento dell'individuo inquadrato. In questo caso, infatti, sarebbe possibile riconoscere una persona anche di spalle o quando non è comunque ripresa frontalmente e/o è mischiata insieme ad altra gente. Non è del tutto chiara l'utilità dell'applicazione (se non a chi è particolarmente smemorato e al contempo non sopporta fare figuracce passando come tale!) ma se ha un'accuratezza di riconoscimento del 93% - come dicono, ma ho moltissimi dubbi... - si tratta comunque di una ricerca interessante. Come dire: l'abito fa e come il monaco, parola di Google!
:-)
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