Digitando, digitando... n. 18/2013 del 02.09.
MC n. 22, trent'anni fa! :-) Certo è che trent'anni, in informatica, sono non meno di tre o quattro "eternità". A leggere alcune pagine - vabbè... probabilmente tutte! - di MC n. 22, del settembre 1983, si fa fatica a credere che a quei tempi quei discorsi erano del tutto normali. Così come erano normali le caratteristiche offerte da quei "mostri di potenza" che oggi farebbero sghignazzare anche il telecomando codificato (e programmabile!!!) della nostra utilitaria. Sarebbe da non crederci, se non fosse che... inesorabilmente.... c'eravamo!
Piatto ricco...
L'editoriale del n. 22 di MC affronta il tema dei sistemi operativi dell'epoca e in particolare della guerra in atto per conquista del mercato. Erano quelli i tempi in cui l'MS-DOS (per chi si fosse collegato solo in questo momento, l'antesignano "testuale" di tutti i Windows...) cominciava solo a emettere i primi vagiti e si chiamava ancora PC-DOS, mentre nei computer di un certo livello era assai diffuso il CP/M (della Digital Research) che da lì a poco sarebbe diventato - addirittura! - multitasking con la prevista, non ricordo se mai realizzata (e non lo cercherò su Internet, voglio rimanere immedesimato nel 1983!), versione "parallela". Il "Concurrent" CP/M - scriveva Nuti a quei tempi - rappresenta una rivoluzione nel settore dei personal che per la prima volta potranno ospitare più programmi contemporaneamente fino ad un massimo di quattro. Qualcosa del genere si è già visto con il LISA o con programmi come l'1-2-3 (un misto di foglio elettronico, grafica e ricerca informazioni), ma grande è la differenza tra un package o una macchina multi-applicazione (definite una volta per tutte in sede di progetto) e la possibilità di caricare contemporaneamente 4 programmi applicativi a scelta (dell'utente), di farli girare simultaneamente, di passare dati da uno all'altro mentre girano. richiamare istantaneamente sul monitor questo o quello senza dover ricaricare da disco etc.
Arriva il... Topo!!!
La sezione News di MC n. 22 si apre con l'annuncio della imminente distribuzione in Italia di una famiglia di "personal robot" che, copio & incollo, "sembrano destinati a suscitare un notevole interesse". Chi l'avrebbe mai detto che qualcuno (a caso) trent'anno dopo ne avrebbe ancora parlato?!? Beh... capita! :-))) La famiglia di Androbot, termine nato - sempre all'epoca - dalla fusione di androide e robot, era formata da quattro "individui": Topo, Bob, Fred e AndroMan. Il primo, Topo, sono sicuro di averlo conosciuto di persona nei sotterranei di MCmicrocomputer, quando la redazione era "sottoscalata" in quel di Via Valsolda, naturalmente a Roma. Era di fatto una periferica (goffamente) semovente che si collegava all'Apple II tramite un'interfaccia a raggi infrarossi (ebbene sì, wireless, quando il wireless ancora non c'era!) e da questo poteva essere comandato manualmente, agendo tramite joystick, o pilotato da un apposito programma che provvedeva a impartire istruzioni e a prendere decisioni. La sua andatura è dondolante - come si legge su MC e come si vede qui - perché in questo modo, secondo gli studiosi che hanno contribuito al progetto, è più simpatico ai bambini e non li spaventa, perché si muove in modo più vicino a quello di un uomo che a quello di una macchina. La velocità è di circa 70 cm/sec, più o meno quella di un passo normale, non particolarmente spedito né lento. È munito di sensori ultrasonici per evitare gli ostacoli e non cadere nel caso in cui... gli manchi la terra sotto i piedi (scale ecc.), e di sensori infrarossi per poter individuare la posizione delle persone riferendosi al calore del corpo umano. Può essere provvisto di un sintetizzatore vocale che consente di variare il timbro, il volume e la velocità della voce. È munito di un rudimentale braccio, con una specie di paletta al posto della mano, tramite il quale può trasportare degli oggetti: ad esempio prelevandoli dall' Androfreeze, un frigorifero attrezzato per essere utilizzato dall'Androbot. C'è poi un Androwagon, una specie di rimorchio che può contenere oggetti vari per un peso fino a circa 10 chili. A proposito, Topo è alto circa 90 centimetri, occhio e croce come un bambino di quattro - cinque anni. Per la programmazione di Topo viene rilasciato il dischetto TopoForth, ovviamente da inserire nell'Appie II. Topo dovrebbe, abbiamo detto, arrivare in ottobre - novembre; le... dolenti note sembrano non essere particolarmente dolenti: il prezzo è stato stabilito in 1.900.000 lire. (contenti loro!)
Toshiba T-100, il "quasi portatile"!!! :-)))
Giuro! Non me la sto inventando io questa definizione, c'è scritto così su MC: Il Toshiba T-100 è il cuore di un sistema che, a seconda delle periferiche cui lo si collega, spazia dal "quasi portatile" all'office automation ed al gestionale su scala ridotta. Si tratta di una unità centrale dalle dimensioni piuttosto compatte, circa 40 x 30 centimetri di base, alta al massimo una decina di centimetri, comprendente tastiera, tasti di funzione e tastierino numerico. Con la terminologia di oggi sarebbe più corretto considerarlo un quasi "all-in-one", ma di computer di questo tipo (tutto o quasi dentro un'abbondantissima tastiera) all'epoca ne esistevano a decinaia! Di solito erano di questo tipo gli home computer (stile Commodore VIC-20), ma c'erano effettivamente alcuni casi di macchine progettate per l'uso professionale che venivano proposte nello stesso formato. Una di queste era, per l'appunto, il Toshiba T-100 oggetto della prova centrale di MC n. 22. Il computer vero e proprio era tutto dentro la tastiera, tant'è che sul retro erano disponibili le numerose interfacce "per il mondo esterno" (anche questa terminologia dell'epoca...). C'erano quasi sempre (togliamolo pure quel "quasi") una porta parallela per la stampante, una porta seriale per modem e poco altro, un'uscita per il monitor a colori o in bianco e nero, un'interfaccia per il registratore a cassette e molto spesso - come in questo caso - un connettore "Ext. Bus" per il collegamento di periferiche proprietarie. Per il T-100 si trattava dell'unità a doppio floppy disk drive e sebbene non c'era traccia di hard disk (all'epoca piuttosto rari) il "gioiello tecnologico" in questione poteva contare di una cartuccia opzionale di memorizzazione RAM-DISK (sebbene da appena 32 KB) che lo proiettava di diritto nell'olimpo dei computer, all'epoca, futuribili. Da urlo, ma nel senso negativo del termine, il listino prezzi dell'unità centrale e, sopratutto, dei suoi PREZIOSI accessori. A parte il "milione e quattro" (+IVA) dell'unità centrale, sul quale ci sarebbe pure da discutere, strappano lacrime (di dolore) il prezzo del monitor a colori, dell'unità FDD, delle stampanti e dei "sistemi operativi". Basic o CP/M con il solo imbarazzo della scelta. (che tempi!!!)
Casio PB-100 (è stata mia!!!)
Commuovente (copio & incollo): L'oggetto più comune che per primo ci è venuto in mente per dare l'idea delle dimensioni della PB-100, è stata una tavoletta di cioccolato; fra l'altro anche il peso non si discosta molto da quello del dolce prodotto. Ciò premesso, quelle delle calcolatrici programmabili (di cui la Casio in questione, se non ricordo male, è stata una delle ultime espressioni) era un mondo ancora più antico di quello dei personal computer, nati forse nello stesso periodo ma "esplosi" (inteso come boom) solo alcuni anni più tardi. Sul finire degli anni '70, infatti, chi voleva "programmare qualcosa" se non era uno specialista (con tanto di camice bianco) di qualche centro di calcolo molto probabilmente, come il sottoscritto, se la intendeva con una calcolatrice programmabile. Le prime - principalmente Texas Instruments (ho avuto una TI-58 e una TI-57) e Hewlett-Packard (le ho solo sognate...) - si programmavano con sequenze di comandi specifici che nulla avevano a che vedere con i linguaggi di programmazione propriamente detti. Solo alcuni anni dopo - se non vado errato con la Sharp PC-1211, anche questa "posseduta"! - sono arrivate le prime calcolatrici programmabili in BASIC, cosa che le avvicinava e di parecchio al magico mondo dei personal computer... spesso irraggiungibile. La PB-100 - scriveva Fabio Marzocca su MC - rappresenta un sistema pocket veramente portatile e a basso costo che, grazie alle interessanti prestazioni, può essere impiegato in una gamma molto vasta di applicazioni. Entra facilmente in tasca e può essere portato ovunque, con 360 ore di funzionamento ininterrotto garantite; ha un Basic completo, una capacità di memoria più che adeguata, maiuscole, minuscole e simboli grafici, ed infine dispone di tutte le più comuni funzioni matematiche: e tutto ciò non è poco, considerando che la PB-100 viene venduta oggi praticamente al prezzo di una buona calcolatrice scientifica di pochi anni fa.
(lacrimuccia...)
:-)
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