Settimana interessante per i mela-boys:
Apple annuncia al pubblico gli attesi
iPad di nuova generazione, sia nel formato
"pieno", ovvero da 9.7 pollici - giunto ormai
alla release n. 5 - che in quello "mini", da
7.9", successore del primo modello presentato un
anno (esatto, giorno più giorno meno) fa.
Entrambi basati sulla nuova architettura a 64
bit, offrono più o meno tutto quello che gli
utenti si aspettavano e che i rumors degli
ultimi mesi anticipavano con precisione quasi
chirurgica. Delusi solo quelli che attendevano
anche sulle nuove tavolette Apple il sensore
biometrico per le impronte digitali che tanto -
nel bene e nel male - ha fatto parlare di sé al
lancio del recente iPhone 5s, avvenuto solo
qualche settimana prima.
I nuovi iPad sono dispositivi
sicuramente interessanti che - non nutro alcun
dubbio... - riscuoteranno il
solito successo al quale siamo ormai abituati. Forse ancor di più di
quanto avvenuto per le precedenti generazioni,
rispetto alle quali colmano più d'una lacuna.
Leggero, finalmente, come l'Air...
La storia dell'iPad inizia nel vicino
2010, con il primo modello che - a disdetta
delle attese dei maligni, in primis il
sottoscritto - ha rappresentato
l'ennesimo successo commerciale di Apple degli
ultimi anni.
Chi
a quei tempi (ehm, ehm...) lo criticava, lo vedeva solo come un
iPod Touch gigante: del resto non avendo
capacità telefoniche (vocali) non poteva essere
inquadrato come un super iPhone. In realtà a
differenza dell'iPod la connessione dati poteva
avvenire anche per il tramite di un operatore
telefonico e una SIM card, quindi volendo una
telefonata in assenza di connessione WiFi poteva
sempre essere fatta tramite Skype...! :-)
Lo stesso non poteva dirsi per le
videochiamate, in quanto l'iPad "prima maniera"
non disponeva nemmeno di foto/videocamera.
Lacuna subito colmata dal secondo modello, un
anno dopo, che accanto alla doppia fotocamera
offriva (e offre, visto
che è tuttora in vendita!) un processore
nettamente più veloce e uno spessore
sensibilmente ridotto: dagli originari e
abbondanti 13 millimetri si è passati a meno di
9, con una riduzione percentuale di oltre il 30%.
Lo stesso, ahi-loro, non è avvenuto per il peso,
ridotto di appena una cinquantina di grammi,
passando dai poco più di 650 ai poco più di 600.
Un primo significativo salto in avanti è
avvenuto, l'anno dopo, con l'iPad di terza
generazione: non certo riguardo alle dimensioni
e al peso - entrambi nuovamente lievitati - ma
per quel che concerne il display, finalmente
disponibile a risoluzione "retina" come, o
quasi, iPhone 4 insegna.
Durò poco, non si sa bene perché. È stato
sostituito appena 7 mesi dopo dal modello "4"
che disponeva di un processore ancora più
potente (A6X) e del connettore Lightning, lo
stesso
dell'iPhone 5.
Ma
è con l'iPad di quinta generazione, non a caso
denominato Air, che si ha la vera e propria
riscossa per quel che riguarda dimensioni e
peso, senza sacrificare né la potenza (anzi,
aumentandola ulteriormente grazie al processore
A7 il doppio più veloce del precedente) né
l'autonomia di utilizzo - fino a 10 ore -
nonostante venga utilizzata una batteria
notevolmente più sottile e leggera.
In complesso lo spessore si riduce di un
ulteriore 20%, raggiungendo i 7.5 mm, e il peso
infrange (finalmente) il "muro del mezzo chilo"
con una riduzione di quasi il 30%.
"Il nuovo chip A7 è una scheggia. È il più
potente ed efficiente che abbiamo mai costruito,
e porta sull’iPad un’architettura a 64 bit di
livello desktop: in pratica, iPad Air parla la
lingua dei sistemi di elaborazione più evoluti.
Con il chip A7, sia la CPU sia la grafica hanno
prestazioni fino a due volte più veloci rispetto
alla generazione precedente. E la cosa più
incredibile è che tutta questa potenza sta in un
dispositivo che pesa meno di 500 grammi. Il
coprocessore di movimento M7 è un altro dei
motivi per cui iPad Air è così potente e al
tempo stesso così efficiente nei consumi.
L’abbiamo progettato per un compito specifico:
raccogliere i dati registrati da giroscopio,
accelerometro e bussola, alleggerendo il carico
del chip A7 e permettendo alle app di rispondere
ai dati di movimento rilevati dall’iPad. Il
coprocessore M7 è stato creato per fare solo
questo, perciò usa meno energia di quella che
servirebbe al chip A7 e lo lascia libero di
concentrarsi su altre operazioni. Il risultato è
un iPad che risponde ancora meglio, con una
batteria che dura tantissimo".
Parola, naturalmente, di Apple!
iPad
mini, finalmente, con display Retina
Non me ne vogliano i mela-boys, in
particolare gli irriducibili dell'iPad
(soprattutto quelli, e ne conosco più d'uno, che
lo ritengono un sostituto pressoché totale del
computer fisso o portatile) ma a mio modestissimo avviso la vera
novità del recente annuncio Apple riguarda il
fratellino minore, l'iPad mini con display
Retina.
Per un motivo molto semplice:
ha tutto, proprio tutto, del fratello maggiore,
ma in formato ridotto... nel senso positivo del
termine. Finanche i pixel sono più piccoli,
visto che sono in numero uguale (2048x1536) su
una superficie minore: 7.9 pollici invece di
9.7. Questo significa una risoluzione espressa
in pixel per pollici ancora superiore (326 dpi
contro i 264 del fratello maggiore) il che
equivale a dire un risultato visivo senza
precedenti per un tablet, al pari di come è
stato a suo tempo per l'iPhone 4 con il suo
piccolo display da 3.5 pollici.
Il tutto senza minimamente sacrificare la
"potenza" (stesso processore A7 e stesso
coprocessore M7) o l'autonomia di funzionamento
(le stesse 10 ore-Apple dell'iPad Air) così
come tutte le altre caratteristiche, per così
dire, accessorie: fotocamere, microfoni,
sensori, antenne, ecc.
Senza sottovalutare il fatto, e chiudo, che rispetto al
modello precedente, l'iPad mini dello scorso
anno, il salto in avanti è nettamente maggiore
di quanto avvenuto per l'Air rispetto al
precedente "4".
Brava Apple!!! (... e quanno ce vo' ce vo'!
:-)))
Bonus track...
:-)
(da MC n. 133 dell'ottobre 1993)
Non
appena entrerete in possesso di un
Newton, prima di tornare a casa
fermatevi dal vostro fioraio di
fiducia. Acquistate un bel fiocco
azzurro, di quelli in uso per i
nascituri, e attaccatelo sulla porta
di casa. Da quel momento, infatti,
una nuova creatura farà parte del
vostro nucleo familiare. Un bambino
da amare, da rispettare, coccolare
al quale dovremo insegnare tante
cose, compreso farci riconoscere e
sorridere. Se non avete pazienza
lasciate perdere, essere buoni padri
non fa per voi...
Prologo
Roma, ore otto.
L'appuntamento era per le dieci
circa presso la sede della Apple
Italiana, dove Giuseppe Turri
(Public Relations Manager) mi
aspettava con un prototipo pressoché
definitivo di Newton. Non si
trattava, però, della solita
conferenza stampa di presentazione,
ma di un vero e proprio
pellegrinaggio per un giorno intero
per fare onore al nuovo arrivato.
In aeroporto, poco prima
dell'imbarco uno strano individuo,
anziano, barba bianca e sguardo
freddo, si avvicinò per chiedermi se
andavo a Milano a far visita a
Newton. Alla mia risposta
affermativa, aggiunse che voleva
anche lui fargli visita ma non
sapeva dove trovarlo. Mi avrebbe
aspettato al mio rientro per avere
da me maggiori informazioni sul
nascituro...
A Milano altra stranezza: il
tassista sapeva già dove portarmi.
Un certo Angelo (di nome o di
professione?) gli aveva anticipato
del mio arrivo a Linate: "Seguite
la Mela Cometa... è lì che dovrete
andare!".
Fu a quel punto che cominciai a
preoccuparmi. Cosa avrei dovuto
portare in dono a Newton? Potevo mai
presentarmi a mani vuote? Senza un
po' di incenso, oro e mirra, che
figuraccia avrei fatto?
Col cervello ben arrovellato dal
problema, d'un tratto un prepotente
beep-beep mi martellò la
mente. Che succede, maledizione!
Aiuto! Aiuto!
Perdindirindina, sono le sei e un
quarto, se non mi sbrigo perdo
l'aereo. Stavo sognando...
Full
Immersion
A parte gli
scherzi, il mio primo incontro con
Newton è stato davvero emozionante.
Sin dalle prime "mosse" si ha la
netta sensazione di avere a che fare
con una entità tecnologica ben
diversa da quelle alle quali siamo
stati abituati per decenni. Newton
ha la caratteristica unica di essere
un oggetto in grado di comprendere
le nostre intenzioni più che essere
uno strumento passivo al nostro
servizio. La differenza è
fondamentale,
e non deve mai essere
sottovalutata. Molto probabilmente
alcune operazioni compiute da Newton
le potremmo effettuare più
velocemente con un comune organizer,
ma il modo in cui queste operazioni
vengono fatte con Newton è
assolutamente unico. Per prima cosa
è bene dimenticare quanto più
possibile che si tratti di un
dispositivo digitale di natura
informatica. Sarebbe meglio
considerarlo come un comune taccuino
dalle pagine stregate. Quelle
pagine, infatti, sono in grado di
comprendere la nostra scrittura
(trasformandola immediatamente in
testo ASCII) nonché di rendere più
ordinati e puliti i nostri disegni.
Ma è anche in grado di eseguire
comandi, sempre impostati attraverso
l'acclusa pennina, cosi' come
mantenerci in ordine appunti,
appuntamenti e numeri telefonici.
Con la sua scheda opzionale
Fax/Modem potremo inviare e ricevere
Fax; con la sua porta AppleTalk
possiamo collegarci in rete con dei
Macintosh per trasferire file
(questa operazione è naturalmente
possibile anche con i PC) o
utilizzare una qualsiasi stampante
connessa. Sul display del piccolo
Newton ho visto con i miei occhi
tutte le stampanti delle sedi
europee della Apple, operazione
effettuata solo pochi secondi dopo
aver collegato al mostro una
"saponetta" AppleTalk testé scippata
ad un Macintosh nella sede italiana.
Turri mi ha detto: "Vogliamo
stampare il tuo disegnino sulla
Laser a Parigi?"... "Lasciamo
perdere, potrebbero spaventarsi!"
L'apprendimento
Diversamente da
quanto mi sarei aspettato, Newton
non consente di imporre un proprio
modo di scrittura, ma è necessario
dichiarare per tutte le lettere
dell'alfabeto e le cifre decimali in
quali dei modi possibili (preimpostati)
è più probabile che scriviamo. Ad
esempio per la lettera "A" verranno
visualizzati 14 modi differenti (6
maiuscole e 8 minuscole). Toccando
con la pennina ognuna delle 14
lettere "A", potremo constatare il
metodo di tracciamento. Newton,
infatti, non basa il riconoscimento
dei caratteri soltanto sull'immagine
formata ma anche, o soprattutto, sul
percorso di tracciatura effettuato
con la pennina. Per ognuno dei modi
diversi dovremo indicare se quel
determinato modo di scrittura è
utilizzato da noi o meno. Per
eseguire correttamente questa fase,
è consigliabile prendere carta e
penna per effettuare qualche prova
di scrittura manuale "vera" anche
perché, vi assicuro, non è affatto
semplice ricordare a mente come
scriviamo le varie lettere. Così con
un po' di pazienza, dobbiamo
scorrerci tutte le lettere
dell'alfabeto nonché i numeri per
effettuare una prima scrematura.
Terminata questa prima fase (non
senza qualche arrabbiatura quando
non riusciamo a riconoscere tra i
modi proposti il nostro modo di
scrivere una determinata lettera) si
passa alla prova delle parole.
Newton ci proporrà di scrivere un
certo numero di parole per capire
fondamentalmente come colleghiamo
tra di loro le varie lettere. Si
tratta di parole chiave che il
sistema ci propone una di seguito
all'altra, esprimendo un giudizio
sul livello di comprensione. Se non
riconosce nella parola scritta da
noi quella che aveva richiesto ci
rimprovera con un severo "Poor" e ci
mostra quello che secondo lui
avrebbe capito.
Se siamo stati più
fedeli alle nostre precedenti
dichiarazioni (in fase di
apprendimento delle lettere) ci
premierà con un cordiale "Excellent".
Possiamo esercitarci vicendevolmente
per tutto il tempo che vogliamo.
Dico "vicendevolmente" perché in
questa fase Newton impara la nostra
scrittura e noi impariamo a farci
capire da Newton. O più
semplicemente a scrivere un tantino
meglio. Pensiamo sempre di avere
davanti un bambino che solo da poco
ha imparato a leggere: non
pretenderemo mica dalla nostra
creatura che capisca anche la
peggior scrittura di un adulto. Lo
stesso atteggiamento dovremo averlo
con Newton, altrimenti lasciamo
perdere. Tutto
questo perché si è dovuti scendere
ad un certo numero di compromessi
per evitare di produrre una
macchinetta dal costo proibitivo o
dalle dimensioni esagerate. Dentro
Newton vive un singolo processore
RISC che è più che sufficiente per
svolgere egregiamente i compiti ai
quali è chiamato. Domani non è
assolutamente escluso che con
processori ancora più veloci o
architetture più evolute (ad esempio multiprocessor) si raggiungano
performance ben più interessanti,
come il riconoscimento anche di
scritture "impossibili".
Una terza ed ultima fase di
apprendimento la effettueremo
durante l'utilizzo. Scrivendo sul
display, Newton sostituirà man mano
le parole scritte con la nostra
calligrafia con parole scritte in
caratteri ASCII secondo quanto da
lui interpretato. Se qualche parola
differisce da quello che avevamo
scritto, sarà sufficiente
evidenziarla con la pennina e
richiamare la tastiera software. In
questo modo potremo indicare a
Newton la traduzione ASCII della
parola da noi scritta e questa
operazione contribuirà a rendere il
riconoscimento futuro sempre più
accurato. Naturalmente possiamo via
via inserire nuovi termini (anche
italiani) che si andranno ad
aggiungere ai vocaboli già residenti
in ROM (attualmente tutti inglesi)
che permettono a Newton di
"interpolare" le parole solo
parzialmente comprese.
Deutschland Uber Alles
Sorpresa! Mentre noi accendiamo un
cero a Sant'Isacco affinché ci
faccia cadere dal cielo al più
presto la versione italiana di
Newton, i tedeschi (grandi) hanno
già approntato la loro versione
nazionalizzata. È stata vista
perfettamente funzionante all'IFA di
Berlino a fine agosto. Alla Apple
Italiana mi è stato riferito che al
momento non sono state ancora prese
decisioni in merito (almeno
ufficialmente, ndr) e che si sta
aspettando le mosse di altri paesi
di radice non anglosassone, come la
Francia, anch'essa vittima, come
l'Italia, delle vocali accentate. Se
avete seguito attentamente il
precedente paragrafo riguardante
l'apprendimento, non vi dovrebbe
essere difficile comprendere di come
la localizzazione di Newton non è
affatto un banale problema di
traduzione. Occorre studiare, tra
l'altro, il modo diverso di scrivere
degli italiani nonché scegliere
opportunamente le parole chiave da
utilizzare nella fase di
esercitazione scrittura affinché
Newton sia in grado di capire il
nostro modo di scrivere in italiano.
Insomma, un bel lavoro che, almeno
secondo me, verrà svolto solo se il
prodotto avrà sul mercato il
successo che merita
AdP '93
|
:-)
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