«Antò, fa freddo!».
Checché ne dica il calendario & gli astronomi tutti,
l'inverno è proprio scoppiato, anche se l'aria di Natale non
si respira ancora appieno. Come ormai sta diventando
consuetudine (triste) da un po' di anni a questa parte...
Non sembrava essere così trent'anni fa, almeno sfogliando
MC n. 25 del dicembre 1983. Si è trattato di un numero
piuttosto ricco, a cominciare dalle pubblicità che
iniziavano, anche queste, a farla da padrona tra quelle
pagine. Ben 58 inserzionisti "contribuiranno" a quel
numero... poca roba rispetto a quello che accadde negli anni
a seguire.
Buon Natale
Il n.
25 di MC si apre, naturalmente, con questo augurio. Il buon
Nuti racconta la sua esperienza domestica con il primo PC
portato a casa, nella fattispecie di come l'abbia accolto a
braccia aperte sua moglie, che da lì a poche ore aveva già
scritto "il suo primo programma applicativo".
E questo la dice lunga, come al solito, su come fossero
diversi quei tempi rispetto ad oggi, indipendentemente dai
K/M/Gbyte in gioco, così come delle frequenze di clock,
delle architetture hardware e software disponibili allora
rispetto ad oggi.
Scartavi il computer, lo collegavi alla corrente, lo
accendevi e... con il manuale davanti ti rimboccavi le
maniche (per programmarlo!) se lo volevi usare per qualsiasi cosa. Non come
oggi, dove il 99 per cento degli utenti usano il computer
allo stesso modo di un televisore, un forno a microonde, se
non addirittura un frigorifero (ovvero un posto nel quale
mettere cose!) ... eccetera, eccetera, eccetera!
"Quando, - scriveva Nuti nel suo editoriale - un
sabato mattina portai a casa il mio primo personal computer,
non avrei mai immaginato il seguito della storia. Fatto si è
che aperto lo scatolone e messo il computer sul tavolo, mia
moglie disse: "Mi fai provare?". Domenica all'ora di pranzo
era a metà del manuale ed aveva già realizzato il suo primo
programma applicativo. Da un lato ero un po' seccato, ma
dall'altro soddisfattissimo: quale miglior dimostrazione
della mia teoria e cioè che per imparare ad usare il
computer basta una macchina a disposizione, un manuale di
istruzioni comprensibile ed un po' di buona volontà?".
Arriva, o quasi, il masterizzatore!
C'è una News in particolare, peraltro piccola
piccola, che ha attratto la mia attenzione tornando a
sfogliare quelle pagine di trent'anni fa. Si intitola "Disco
Ottico da 1GB!", la riporto testualmente:
"La Shugart ha realizzato una nuova tecnologia di
registrazione e gestione dati: il disco ottico, basato su un
raggio laser che realizza entrambe le operazioni di lettura
e scrittura. La principale differenza rispetto alla
convenzionale tecnologia magnetica è nella scrittura:
trattandosi di un disco realizzato in polimeri plastici il
supporto non è poi modifica bile, mentre la lettura può
esser sempre effettuata. Questo svantaggio è parzialmente
ovviato dall'enorme disponibilità di memoria, 1 Giga-Byte, a
disposizione su ogni disco. Questo ha il raggio di 12 cm,
viene venduto già formattato ed ha un tempo di accesso medio
di 100 ms. Il lettore misura 61*45*18 (piccolino,
vero?!?, ndr), ed è disponibile in due versioni, la
Optimem 1001 a singola densità, la 1002 con quella doppia".
Beh, se non è un masterizzatore, tipo quelli molto di moda
nel decennio successivo poco ci manca. A farne la
differenza, forse, quel "già formattato" (i CD propriamente
detti non sono formattati in tracce e settori come i dischi
magnetici) e il non trascurabile dettaglio che a
quell'epoca, almeno in Italia, il Compact Disc non era
ancora arrivato (o se era arrivato era arrivato da
pochissimi mesi) e qui già si parla di possibilità di
registrare in casa su supporto ottico.
IBM PC Junior (???)
Per
la serie "Chi l'ha visto?", sempre nelle News di MC
n. 25, si parla anche dell'IBM PC Junior che da lì a poco
sarebbe arrivato sul mercato. Francamente non me lo ricordo,
il che mi porta a pensare - ben venga la smentita! - che in
Italia non si sia mai visto, almeno tramite i canali
ufficiali.
Era un IBM (notoriamente sigla di
International Business Machines) per l'uso - colpo di
scena! - home,
come lo intendevamo a quei tempi, con tanto di alloggiamenti
atti a ospitare cartucce per videogiochi e altri sw
"domestici".
Fa capolino, per l'occasione, anche la
tecnologia wireless per la tastiera, implementata tramite
raggi infrarossi: "Due nuove macchine di caratteristiche
molto interessanti saranno immesse a breve scadenza sul
mercato della IBM nel settore dell'home computer. Si tratta
del PC Junior, basato su un microprocessore Intel8088 (16
bit con bus dati a 8 bit), che sarà disponibile nelle
versioni Entry Model ed Enhanced Mode. Una singolare
caratteristica è quella della tastiera collegata all'unità
centrale senza cavo, ma tramite raggi infrarossi ed
alimentata a batteria: il tradizionale cavo è disponibile
per l'uso quando più PC Junior vengono installati nello
stesso ambiente. I tasti sono 62, tutti ridefinibili
dall'utente; la tastiera è fornita di un supporto
inclinabile e dotata di "overlays". ossia di fogli di
plastica che vi possono essere sovrapposti e recano le
definizioni dei vari tasti. Sono previsti due alloggiamenti
per Cartridge per software su ROM, soluzione nella quale la
IBM ha mostrato di credere molto riguardo ai nuovi nati".
Triunph Adler Alphatronic PC
Cosa si può desiderare di più dalla vita (digitale) che un
bel computer "alfatronico"? Nulla. Anche perché il roboante
nome di questo "coso" qui sotto è di assoluta fantasia
commerciale del suo produttore tedesco: Anzi,
della Repubblica Federale Tedesca (visto che a quell'epoca
il muro di Berlino era ancora, bello tosto, al suo posto!
:-)))
Di
fatto era una macchina dalle sembianze home (a
guardarlo non poteva non venire in mente il VIC-20 o al
massimo il più performante Commodore 64) dedicata però
all'utenza business.
Lo specifica chiaro e tondo, in apertura d'articolo, il caro
Leo Sorge (mio compagno d'avventura su MC per qualche mese a
seguire, poi abbiamo "divorziato"... :-)))
"Uno dei pregiudizi diffusi nel mondo dei computer è che
Personal (o ancora peggio home) sia sinonimo di evoluto
videogioco per il bimbo con cui poi il babbo fa i conti
della spesa: questa tesi non è del tutto vera, e quanto meno
si dovrebbe stabilire da quale angolo la situazione vada
osservata , dato che si chiamano personal anche i vari IBM,
Digital e Victor che non possono cerro esser considerati dei
giocattoli. Questa volta, però, siamo nella situazione
opposta: il Personal della Triumph-Adler è un prodotto
economico, ma con una pagina grafica 160*72
(urca!, ndr) non si presta ad allietare le ore della
prole in funzione di videogioco; peraltro, viste le
interfacce RS 232C e Centronics, la comunicazione diretta
(tra
l'altro) con i mini Triumph P3 e P4 (e il riversaggio di
tutti i programmi compatibili), nonché il CP/M e lo schermo
da 80 colonne, pare fatto apposta per semplificare la vita
di gestori, professionisti, piccole e medie aziende".
Basato sul solito processore Z80, poteva contare sugli
altrettanto consueti 64 KB di memoria RAM. Il prezzo di
vendita, di appena 950.000 lire, IVA esclusa, poteva
sembrare molto allettante, peccato però che si veniva
bastonati a dovere con le periferiche, più che
indispensabili, proposte a prezzi... improponibili: 900.000
lire per il primo floppy disk drive, 750.000 per il secondo,
400.000 per il monitor. Naturalmente indispensabile anche
questo.
Totale? Quanto un Apple II se non di più!
La stampante... m'ama, non m'ama! :-)
Devo essere sincero: le avevo proprio rimosse dalla mente.
Forse anche per il fatto che non ne ho mai avuta una tutta
per me... ma non me ne dispiaccio affatto.
Mi riferisco alle stampanti "a margherita", la uniche a quei
tempi in grado di offrire una qualità di stampa -
esclusivamente dei caratteri, scordatevi qualsiasi
possibilità grafica,
nemmeno minima!) - paragonabile a quella di una... macchina
da scrivere!
E già, il "cuore stampante" dei dispositivi di questo tipo
era del tutto identico a quello delle macchine manuali da
ufficio, che pure avevano tale margherita di caratteri
(rotante) e un singolo martelletto pronto a "scolpire" le
lettere sulla carta, per il tramite di un nastro
inchiostrato.
Mi viene quasi da ridere (o da piangere...) a pensare a
cotanta tecnologia a servizio della stampa: il fatto è che a
quei tempi non c'erano - né si intravedevano - le stampanti
laser (idem per le "getto d'inchiostro") pertanto
l'alternativa erano le quelle ad aghi che a fronte di una
elevata velocità di stampa, offrivano risultati qualitativi
piuttosto scarsi.
Con le stampanti a margherita ogni singolo carattere era
(ben) disegnato a rilievo su un singolo petalo della margherita,
tant'è che per cambiare font bastava sostituire quest'ultima
con un altra, operazione che poteva essere fatta
all'occorrenza dall'utente stesso in pochi secondi.
"Il
mercato delle stampanti per i personal computer -
scriveva Corrado Giustozzi nella prova della Juki 6100 su MC
n. 25 - offre oramai una possibilità di scelta così ampia
da poter soddisfare le esigenze di ogni utente. Le
caratteristiche maggiormente richieste ad una stampante si
riducono, alla fin fine, a due solamente: alta velocità di
stampa o alta qualità del segno. Alla prima caratteristica
sono interessati gli utenti "gestionali", sempre alle prese
con stampe molto lunghe; alla seconda invece sono
interessati gli utenti di word-processor o comunque chi
produce col calcolatore testi, lettere, circolari, che
necessariamente abbisognano di un'ottima qualità di stampa.
In effetti l'una e l'altra sono caratteristiche antitetiche,
nel senso che le tecnologie di stampa ad alta qualità
(margherita) sono generalmente molto più lente delle altre
(matrice di punti): ed è questo il motivo per cui si
distinguono le stampanti in due categorie, a seconda del
fatto che favoriscano maggiormente l'una o l'altra esigenza.
La Juki 6100 in prova questo mese appartiene alla prima
categoria; interamente gestita da un microprocessore, stampa
in modo bidirezionale ottimizzato con tecnologia a
margherita, usa cartucce di nastro in standard IBM, ha la
possibilità di montare fogli singoli o moduli continui ed è
dotata di interfacce Centronics e RS-232 con buffer
d'ingresso. Come se non bastasse vanta un costo alquanto
contenuto".
1.350.000 lire + IVA, moooolto contenuto!!! :-)))
:-)
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