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Digitando, digitando... n. 06/2014 del 24.02.2014

Google Project Tango: bello, ma cos'è?!? :-)

di Andrea de Prisco

Se ne parla da qualche giorno: l'instancabile Google (naturalmente dall'alto dei suoi fantamiliardi di fatturato) ne ha sfornata un'altra delle sue. Si chiama Project Tango e, come indica inequivocabilmente il suo nome, è appunto un progetto, ma nel senso emotivo del termine. Qualcosa di non ancora ben definito, ma non tanto dal punto di vista hardware (anzi, è proprio qui troviamo le poche certezze) quanto sotto il profilo software e applicativo dello stesso.

Tant'è che circa 200 prototipi di questo iper-gadget (nient'altro che un potente smartphone dotato di particolari sensori "ambientali") stanno per essere consegnati ad altrettanti partner tecnologici con un mandato semplice-semplice: "Con questo coso voi cosa ci fareste? Pensateci, implementatelo, fateci sapere!".

Bello, no?!? :-)))

 

3D... dentro!

 

L'idea di base è talmente tanto «vaga» che le potenziali applicazioni possono davvero essere infinite.

L'hardware, dicevamo, è basato su uno smartphone con display da 5 pollici dotato di appositi sensori in grado di mappare tridimensionalmente l'ambiente circostante. Questi comprendono una normale fotocamera da 4 megapixel, un sensore di profondità abbinato a una "motion tracking camera", in grado di registrare i movimenti del dispositivo nei tre assi e la rotazione nei suoi tre gradi di libertà.

In pratica, semplicemente impugnando questo super-smartphone come per riprendere un video dell'ambiente circostante, di fatto effettueremo una vera e propria scansione tridimensionale... a disposizione dell'app che dovrà utilizzarla. Per farci cosa? Beh, questo ancora non si sa! (e di cui s'è chiesto di pensarci ai potenziali partner tecnologici di cui sopra).

Google naturalmente ha già qualche idea, sotto banco suggerita agli stessi interlocutori.

Ad esempio perché non mappare dettagliatamente il proprio appartamento, mobili e soprammobili compresi, in modo da verificare nei negozi di arredamento se un determinato oggetto che ha attirato la nostra attenzione stona o meno a casa nostra? Basta scannerizzare al volo anche questo e sovrapporlo al modello 3D precedentemente memorizzato per vedere, in diretta, l'effetto che fa!

(vabbè...)

E che dire, poi, della possibilità di combattere contro un cavaliere oscuro nascosto nel nostro bagno, che vedremmo attraverso lo schermo del nostro smartphone aggirandoci per casa con lo stesso? (questa però mi sembrava di averla già sentita da qualche parte...)

Non mancano poi potenziali applicazioni ben più seriose, come quelle di ausilio per le disabilità, con le quali potrebbe essere possibile ad esempio guidare un cieco a destinazione, finanche all'interno di edifici mappati tridimensionalmente in tempo reale, ostacoli e persone di passaggio comprese.

 

«Grandi fratelli di noi stessi»

 

Naturalmente la carta non-stampata, ovvero quella su Internet, si è subito preoccupata di evidenziare quanto possa essere «pericoloso» per la nostra privacy un giochetto simile, fino ad arrivare a considerazioni di questo tipo (copio & incollo da corriere.it, mica pizza&fichi!):

"Usare Project Tango significa consegnare nelle mani del colosso tutta la nostra vita, ciò che abbiamo in casa, come viviamo, cosa compriamo. I sensori infatti raccolgono tutto ciò che incontrano senza soluzione di continuità, scansionando la nostra vita e gli oggetti che ne fanno parte come la marca dei mobili, il televisore, l’orologio, le sigarette e ogni altra cosa che ci circondi. Tutti dati ghiotti per le aziende che potrebbero usarli per scopi promozionali come già fanno quando cerchiamo qualcosa con Google".

Domanda: ma chi gliel'ha detto all'autore dell'articolo che quanto mappato con il supertelefonino viene d'ufficio inviato a Google per i «porci comodi suoi» ?!? :-)))

 

 

:-)

 


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Da: Aldo C.

 

Montare un sistema simile sui Google glass potrebbe, potenzialmente, guidare un cieco in ambienti complessi. Quello che ancora manca è un hardware abbastanza piccolo (ci stiamo arrivando) e un software efficace. E' qui viene il difficile: è possibile che una Google car si aggiri agevolmente nel traffico affidandosi ad un esercito di sensori, ma come possono questi guidare un essere umano? Il problema è l'interfaccia. I miei glass potranno dirmi che ho davanti un palo, che ho raggiunto il bordo del marciapiede, che devo svoltare, che il cielo e blu e che un cane al guinzaglio mi sta tagliando la strada. Ma come fa a dirmi tutto ciò contemporaneamente senza mandarmi in overload? E come farà a dirmelo in tempo perché io possa reagire? Questo è il vero problema su cui si sperimenta da mezzo secolo: come sostituire efficacemente la vista attraverso l'udito ed il tatto.
Io, comunque, sono ottimista...

 


 

Da: Massimo M.


Per sommare moda a moda si potrebbe montarlo su un drone ... anche qui con un'infinità di possibilità sia positive che negative


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