Se ne parla da qualche giorno: l'instancabile
Google (naturalmente dall'alto dei suoi
fantamiliardi di fatturato) ne ha sfornata
un'altra delle sue. Si chiama Project Tango e,
come indica inequivocabilmente il suo nome, è
appunto un progetto, ma nel senso emotivo
del termine. Qualcosa di non ancora ben
definito, ma non tanto dal punto di vista
hardware (anzi, è proprio qui troviamo le poche certezze) quanto sotto il profilo
software e applicativo dello stesso.
Tant'è che circa 200 prototipi di questo
iper-gadget (nient'altro che un potente
smartphone dotato di particolari sensori
"ambientali") stanno per essere consegnati ad
altrettanti partner tecnologici con un mandato
semplice-semplice: "Con questo coso voi cosa ci
fareste? Pensateci, implementatelo, fateci
sapere!".
Bello, no?!? :-)))
3D... dentro!
L'idea di base è talmente tanto «vaga» che le
potenziali applicazioni possono davvero essere
infinite.
L'hardware, dicevamo, è basato su uno smartphone
con display da 5 pollici dotato di appositi
sensori in grado di mappare tridimensionalmente
l'ambiente circostante. Questi comprendono una
normale fotocamera da 4 megapixel, un sensore di
profondità abbinato a una "motion tracking
camera", in grado di registrare i movimenti del
dispositivo nei tre assi e la rotazione nei suoi
tre gradi di libertà.
In
pratica, semplicemente impugnando questo
super-smartphone come per riprendere un video
dell'ambiente circostante, di fatto effettueremo
una vera e propria scansione tridimensionale...
a disposizione dell'app che dovrà utilizzarla.
Per farci cosa? Beh, questo ancora non si sa! (e
di cui s'è chiesto di pensarci ai potenziali partner
tecnologici di cui sopra).
Google naturalmente ha già qualche idea, sotto
banco suggerita agli stessi interlocutori.
Ad esempio perché non mappare dettagliatamente
il proprio appartamento, mobili e soprammobili
compresi, in modo da verificare nei negozi di
arredamento se un determinato oggetto che ha
attirato la nostra attenzione stona o meno a
casa nostra? Basta scannerizzare al volo anche
questo e sovrapporlo al modello 3D
precedentemente memorizzato per vedere, in
diretta, l'effetto che fa!
(vabbè...)
E che dire, poi, della possibilità di combattere
contro un cavaliere oscuro nascosto nel nostro
bagno, che vedremmo attraverso lo schermo del
nostro smartphone aggirandoci per casa con lo
stesso? (questa però mi sembrava di averla
già sentita da qualche parte...)
Non mancano poi potenziali applicazioni ben più
seriose, come quelle di ausilio per le
disabilità, con le quali potrebbe essere
possibile ad esempio guidare un cieco a
destinazione, finanche all'interno di edifici
mappati tridimensionalmente in tempo reale,
ostacoli e persone di passaggio comprese.
«Grandi fratelli di noi stessi»
Naturalmente la carta non-stampata, ovvero
quella su
Internet, si è subito preoccupata di evidenziare
quanto possa essere «pericoloso» per la nostra
privacy un giochetto simile, fino ad arrivare a
considerazioni di questo tipo (copio & incollo
da corriere.it, mica
pizza&fichi!):
"Usare Project Tango significa consegnare
nelle mani del colosso tutta la nostra vita, ciò
che abbiamo in casa, come viviamo, cosa
compriamo. I sensori infatti raccolgono tutto
ciò che incontrano senza soluzione di
continuità, scansionando la nostra vita e gli
oggetti che ne fanno parte come la marca dei
mobili, il televisore, l’orologio, le sigarette
e ogni altra cosa che ci circondi. Tutti dati
ghiotti per le aziende che potrebbero usarli per
scopi promozionali come già fanno quando
cerchiamo qualcosa con Google".
Domanda: ma chi gliel'ha detto all'autore
dell'articolo che quanto mappato con il
supertelefonino viene d'ufficio inviato a Google
per i «porci comodi suoi» ?!? :-)))
:-)
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