Correva l'anno, grosso modo, 1976. A quei
tempi, poco più che ragazzino (fresco di licenza
media!), quel gioiello tecnologico sì e no
potevo guardarmelo al di qua di una luccicosa
vetrina di negozio. Parliamo, calcolatrice alla
mano (tanto per rimanere in tema...) di ben 38
anni fa. Alcuni anni prima di MC, del primo PC
propriamente detto (l'IBM 5150), del primo
sistema commerciale basato su mouse e finestre,
l'indimenticato e indimenticabile Apple Lisa.
L'HP-97 era il fratello
maggiore di un altro portento tecnologico di
quegli anni, l'HP-67, che era la versione
tascabile dello stesso computer. Non integrava
la stampante termica, aveva un display di
dimensioni minori, ma non sacrificava nulla in
termini di "potenza di calcolo", anche se oggi
parlare in questi termini può solo far
sorridere.
I byte, questi sconosciuti...
Verrebbe
quasi la voglia di non crederci. Eppure
dispositivi di questo tipo aiutavano gli
ingegneri a progettare (e a non far crollare...)
ponti e palazzi, i fisici a portare a termine
con successo i loro esperimenti, i matematici a
risolvere le equazioni e i problemi più
complessi.
Il tutto contando su poche centinaia di byte di
memoria "centrale", su memorie di massa basate
su schede magnetiche, su output esclusivamente
numerici tramite display a led rossi o, quando
eravamo fortunati (come nel caso dell'HP-97) su
una stampantina termica... disposta a tutto.
Anche a tracciarci qualche grafico "si fa per
dire", plottando asterischi un po' più a
destra, un po' più a sinistra, sul bianco rotolo
di carta termica man mano spinto fuori a
rumorosi colpi di "paper advance".
La memoria disponibile assommava a 224 passi di
programma più 26 registri numerici dove
immagazzinare tutti i dati iniziali e i
risultati dei nostri calcoli. La memoria era,
ovviamente, volatile, nel senso che spegnendo
l'apparecchio si cancellava tutto.
Dati
e programmi si potevano però salvare su piccole
schede magnetiche, così come erano disponibili
librerie di programmi, già belli e fatti, su
apposite schede a sola lettura. Uno
dei più diffusi era certamente lo Standard
Pac, che comprendeva programmi di vario
genere, dal calcolo matriciale e vettoriale alle
funzioni calendario, dalle conversioni numeriche
a quelle statistiche di base, senza dimenticare
qualche giochino tipico dell'epoca, come il
solito simulatore di atterraggio lunare! (a quei
tempi puzzavamo ancora un po' tutti di Apollo).
Poi c'erano i Pac più seri, come il
Business Decisions Pac, il Clinical Lab
and Nuclear Medicine Pac, il Navigation,
il Surveying, lo Stat e il Math
Pac, solo per citarne alcuni.
La programmazione avveniva tramite la cosiddetta
Notazione Polacca Inversa (RPN) con la
quale si risparmiavano diversi passi di
programma, pre-trattando (in un certo senso...
:-) i calcoli da svolgere.
Così, se volevamo scrivere un programma per il
calcolo dell'area del cerchio, bastavano le
seguenti righe di codice:
001 LBL A
002 x2