Lo già detto molte volte: sì, lo so, finisco per essere
ripetitivo. Ma mai come sfogliando questo numero di MC di
trant'anni fa, dell'aprile 1985, mi accorgo di come quei
tempi erano, per davvero, distanti anni luce da oggi.
E non tanto per banali questioni hardware riguardanti le
quantità di memorie a disposizione, le velocità - si fa per
dire... - dei processori disponibili all'epoca e/o dei costi
di questi "attrezzi" che oggi non faticheremmo a definire
inconcepibili (eppure all'epoca non ci stupivamo più di
tanto), quanto per quello che si legge in merito alla
nascente "telematizzazione di massa" - non provate a dire
Internet che all'epoca ancora non c'era! - che di lì a poco
avrebbe stravolto le nostre abitudini di vita digitale e
non.
Aho, gli americani so' forti! :-)
Faccio
il finto tonto ma, incontestabilmente, io c'ero. Eppure a
leggere le parole di Nuti nel suo editoriale un certo
sussulto l'ho avuto e come! Evidentemente devo proprio
aver rimosso quei tempi, tant'è che mi stupisco non meno di chi,
in questo momento, mi legge. Anzi, ci legge:
«Da un po' di tempo, in America, - scriveva Nuti
nell'85 - per essere "in", accanto all'indirizzo, al
numero di telefono, di telex e di telecopiatore si riporta
anche il numero di "The Source" o di un altro servizio
analogo. Come dire: "puoi scrivermi, telefonarmi, mandarmi
un telex, un fac-simile, ma se vuoi fare prima, lascia un
messaggio nella mia casella di posta elettronica".
Così sui manuali Hewlett Packard destinati ai programmatori
indipendenti, così sulle maggiori riviste americane. Con la
solita vena scanzonata su Creative Computing di gennaio
hanno scritto: "hai una gran fretta di raggiungere Betsy
Staples, John Anderson, Dave Ahl" (il vulcanico
padre-direttore-ispiratore di Creative) "od un altro
redattore? Puoi farlo attraverso il servizio di posta
elettronica MCI. Spedisci a BSTAPLES." (Il codice della
casella postale elettronica MCI destinata ai lettori di CC)».
Intanto, alzi la mano del mouse e dica "lo giuro" chi
sa, oggi, cosa sia un telecopiatore, ma senza spiare
con Google. Naturalmente non lo sapevo nemmeno io, credo
anzi di non aver mai sentito pronunciare questa parola in
vita mia. È il fax, che evidentemente all'epoca qualcuno li
chiamava così. Buono a sapersi! :-)))
«In alcuni casi - prosegue Nuti - occorre che
mittente e destinatario siano entrambi abbonati al servizio,
in altri basta che sia abbonato il destinatario; ma in tutti
chi indica il proprio numero di posta elettronica, dà
implicitamente per scontato che il lettore conosca numeri e
procedura di accesso a quella particolare rete. E, per loro
fortuna, un gran numero di cittadini statunitensi ha ormai
una notevole dimestichezza con i servizi telematici. Una
dimestichezza che passa attraverso il non trascurabile fatto
che negli Stati Uniti si può fare telematica a prezzi
popolari. Basta farla fuori del Peak Time. Oppure basta
farla in proprio (a livello locale) attraverso le migliaia
di CBB (Computer Bulletin Board) nati spontaneamente».
Già, se è vero che in qualche modo e in qualche (raro)
posto, il "concetto" di posta elettronica esisteva e
funzionicchiava pure, non bisognava dimenticare che i vari
"posti" non erano nemmeno interconnessi tra loro -
questo avvenne poi con Internet, inter-net! - e quindi o
si faceva parte dello stesso gruppo di iscritti (quasi
sempre a pagamento, pure salato) o potevamo scordarci la comunicazione telematica con altri. Prendere o
lasciare!
(prendemmo, il resto è Storia)
Quanti
"portatili"... :-)))
«Presentato negli Stati Uniti da qualche mese è arrivato
anche in Italia l'Integral, il Personal Computer Integrato
HP dalle prestazioni elevatissime. È una macchina basata sul
microprocessore MC 68000, con sistema operativo Unix: quanto
di più potente ed evoluto sia disponibile oggi sul mercato,
quindi. Con i suoi 11 chili e mezzo l'Integral è
effettivamente facile da trasportare, nonostante incorpori
il microfloppy (da 700 K) e la stampante (thinkjet 80
colonne a getto di inchiostro): i circa 15 milioni impongono
ovviamente un po' di attenzione, un urto contro lo stipite
di una porta potrebbe costare caro... Comunque, l'IntegraI è
la più economica work-station Unix attualmente sul mercato».
Ah, però! Ma ci rendiamo conto? 11,5 kg di peso ed era un...
portatile! Anzi, un "trasportabile", come li chiamavamo a
quei tempi, anche perché (ovvio, no?) mica poteva funzionare
a batteria, con tutto quel bendidio al suo interno.
Il display, di tipo elettroluminescente (bisnonno degli
ormai
antichi "plasma"), consumava un botto e anche la stampante
integrata non era da meno. Poi i processori all'epoca
assorbivano tutta l'energia che volevano (non c'erano mica
le versioni mobile) e lo stesso accadeva con la
memoria RAM integrata, che spesso non raggiungeva il megabyte di
dimensione massima, quando era "super espansa".
Ma
i trasportabili per antonomasia, nella prima metà degli anni
ottanta, erano senza ombra di dubbi gli Osborne disponibili nel 1985 in più
versioni, a seconda della dimensione del video e della
tecnologia stessa del display.
Si andava da minuscoli CRT
(tubi catodici, in molti non sapranno nemmeno che sono...
:-) da 5 o 7 pollici fino ad "evolutissimi" LCD, magari
nemmeno retroilluminati, né a matrice attiva, tutti
ovviamente monocromatici e dalla visibilità quantomeno
discutibile.
I prezzi erano, fortunatamente, assai più ragionevoli del "bestio"
di cui sopra (l'HP
dalle prestazioni elevatissime), ovvero si ragionava da un minimo di due
milioni e mezzo per l'Osborne 1, ormai fuori produzione ma
ancora in vendita fino ad esaurimento scorte, ai
quasi sei dell'ultimo nato, il modello a tracolla al centro
nella foto.
Continuando
a sfogliare le News di MC n. 40 troviamo anche questo robo,
che non è propriamente un computer ma un semplice "terminale
per l'automobile" (se non è fantascienza questa!!!).
«Con il terminale KDT 480 è possibile accedere alle
informazioni di un computer centrale posto anche a grande
distanza. Il sistema non si avvale di un comune modem, per
il quale ovviamente bisogna avere una linea telefonica
disponibile, ma di un sofisticato sistema di trasmissione
radio.
L'impiego previsto è quello di un terminale mobile da
installare in macchina (ma non soltanto), per uomini di
affari o comunque per chi vuole avere, ovunque si trovi, un
terminale collegato con il proprio computer. Una vera chicca
per chi ama i computer portatili e non vuole sottostare a
inevitabili limitazioni. L'elenco delle caratteristiche
sarebbe molto lungo, ma vale la pena di menzionare che il
KDT 480 possiede un video grafico da 480 caratteri in una
matrice 14x 40. La tastiera ha ben 12 tasti di funzione
duplicabili e, incredibile, dispone anche di un sistema di
illuminazione notturna dei tasti!».
Gulp!
Infine,
per
la serie "Chi l'ha visto?" a quanto pare sembra sia esistito
- forse solo come prototipo, non so - questo simpatico
Commodore. Portatile, in questo caso, nel vero
senso della parola, visto che il sistemino incorporava anche
una fonte di alimentazione a batterie che gli permetteva
un'autonomia di funzionamento di ben 15 ore.
Sarà stato
vero? Uhm...
Si trattava, a prescindere dal form factor, di un'evoluzione
(ennesima) del mitico, quanto indimenticabile Commodore 64, in questo caso dotato di
ben 96 KB di ROM. Trovavamo infatti preinstallati alcuni software di
produttività personale prêt-à-porter: un
wordprocessor, un file manager, un indirizzario, un
calcolatore, un blocco note, un emulatore di terminale, un
programma di pianificazione, il Basic e un monitor per il
linguaggio macchina.
Il display a cristalli liquidi era da
16 righe per 80 colonne, non si sa se dotato di output
grafico o meno.
Non ci dormirò per il prossimi trent'anni! :-)))
:-)
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