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Digitando, digitando... n. 16/2023 del 06.02.2023

Apertura

Amstrad Notepad NC150, bello e possibile!

Definibile a suo tempo come “la giusta via di mezzo tra i normali computer portatili e… niente” era una macchina difficile da inquadrare, ma non per questo poco interessante. Anzi!

di Andrea de Prisco

Guardandolo anche solo di sfuggita non possiamo non tornare più indietro con la mente a un suo famoso predecessore: lo Z88 della Cambridge Computer, una delle tante genialità partorite dal compianto baronetto Clive Sinclair. Dando però un'occhiata più attenta, a differenza del fratellino ispirante questo Amstrad disponeva di una tastiera VERA, nulla a che vedere con quella collezione di caramelle gommose dello ZX88. Aveva infatti poco da invidiare alle tastiere dei notebook (sedicenti) “professionali”, addirittura migliore di molte altre dei computer fissi di allora. Di quelli di oggi… stenderei, se siete d’accordo, un velo pietoso!

Meno entusiasmante era il display, peraltro non retroilluminato, ma non sottovalutiamo il fatto che il “pupo” in questione era venduto ad appena 499.000 lire, un prezzo davvero simbolico (ora come allora. A proposito: siamo sempre in zona “primi anni 90”). La visibilità era accettabile solo guardando lo schermo quasi perpendicolarmente, ovvero per un utilizzo rigidamente laptop nel senso letterale del termine: appoggiato sulle gambe. Nell'uso “desktop” (anche qui inteso come posizione di lavoro) venivano in aiuto due piedini retrattili - totalmente spariti dai radar ai giorni d’oggi - disponibili sul fondo per orientare almeno un po’ la macchina verso l’utente. L’alimentazione “mobile”, sempre per ridurre i costi, era fornita da quattro comuni pile stilo in grado di assicura 40 ore di funzionamento ininterrotto.

Bei tempi!

Tornando alla tastiera, spiccano in basso a destra quattro tasti colorati e a sinistra un grosso tasto giallo. Erano utilizzati, oltre che per il movimento cursore, per accedere ai programmi preinstallati su ROM e alle loro funzioni, sulle quali torneremo tra poco. Non manca, naturalmente, un tastierino numerico "immerso" completo di tutti i tasti aritmetici nonché quelli relativi alle operazioni in memoria: risultava così molto agevole l'utilizzo della calcolatrice software incorporata che faceva riferimento alle sole serigrafie in verde della tastiera.

Il programma “residente” più utilizzato era quasi sicuramente quello di videoscrittura, grazie anche alla tastiera di ottima qualità. Offriva finanche il correttore ortografico in italiano, con un dizionario di termini “nostrani” composto da 48.000 voci, aggiornabile durante l’uso segnalando quelle non presenti. Interessante anche lo spreadsheet in grado di gestire fogli da 52 colonne per 255 righe, con precisione di calcolo a 15 cifre e la possibilità di generare grafici su schermo e stampante.

Oltre a rubrica-indirizzi, agenda-calendario, orologio-sveglia, non mancava un’utility calcolatrice con display a 12 cifre (visualizzate) giganti e funzione di memoria, costante, radice quadrata, percentuale… che evidentemente all’epoca “facevano notizia”.

Immancabili una porta parallela e una porta seriale (utilizzabili sia per stampare che il collegamento al PC) entrambe disponibili su connettori standard. Proseguendo il giro “esterno” incontravamo anche un potenziometro di regolazione del contrasto - o per meglio dire la polarizzazione - del display e l'alloggiamento PCMCIA 2.0 per card di espansione. Sul fondo, infine, oltre ai già citati piedini estraibili era presente un vano con la ROM di sistema facilmente upgradabile “tramite sostituzione”. Non erano ancora i tempi degli aggiornamenti via software, né tantomeno OTA.

Campa cavallo!

 


 

Il bello della tastiera, degna di un prodotto di livello superiore... e il brutto del display, dalla visibilità “discutibile”.

 


 

Porta seriale e porta parallela, offerte entrambe su connettori standard: DB-9 e DB-25.

 


 

L’alloggiamento per memory card in standard PCMCIA.

 


 

L’anno successivo, nel 1993, Amstrad corresse il tiro con l’NC200. Era dotato di display (finalmente) retroilluminato da 80x16 caratteri (invece di 80x8), apertura a conchiglia e meccanica floppy disk 3,5’’ integrata… ma in grado di funzionare in mobilità solo con le batterie ben cariche. Non sono sicuro se fosse stato o meno venduto anche in Italia.

 


 

:-)

 


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