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Digitando, digitando... n. 28/2023 del 06.03.2023

Apertura

Metti un tigre nel motore

Non parliamo di carburanti Esso e di slogan semi-sgrammaticati degli anni 60 e 70, ma di Intel OverDrive: una ‘’sana abitudine’’ purtroppo durata poco.

di Andrea de Prisco

È stata, se vogliamo, la logica evoluzione di una usanza precedente: processori privi di particolari bravure matematiche, completabili on demand con un chip aggiuntivo - il cosiddetto coprocessore matematico - che trovava posto in uno slot vuoto sulla maggioranza delle schede madri… di tanti anni fa.

Più di preciso, nei primi OverDrive proposti da Intel una delle possibilità di installazione era proprio nello slot del coprocessore matematico, in particolare per le piastre con 486SX, dove SX stava per “semplificato”, ma era anche traducibile in "versione economica".

In tutti i casi, l’OverDrive non affiancava (nel senso logico, non fisico, del termine) il processore originario, ma si sostituiva allo stesso anche quando quest’ultimo rimaneva (disattivato) sulla piastra madre. Le maggiori performance riguardavano o una superiore frequenza interna di funzionamento (ed esempio un moltiplicatore più spinto della stessa) o una architettura più evoluta di quella disponibile in origine. Chiaramente le MB dovevano in qualche modo prevedere questo tipo di upgrade, caratteristica tutt’altro che rara, a meno di non incappare in qualche produttore particolarmente cattivo, per usare un eufemismo.

Come minimo il miglioramento prestazionale, oltre all’aggiunta delle capacità “matematiche” se non già presenti, poteva riguardare tanto le funzionalità MMX (MultiMedia eXtensions), quanto un vero e proprio salto generazionale (seppur con qualche limitazione, dovuto al preesistente bus dati a 32 bit) da i486 a Intel Pentium.

 

Come dissi a suo tempo, “Disporre di un Pentium significa poter contare su un'architettura superscalare in grado di eseguire più di un'istruzione per ciclo di clock grazie alla doppia pipeline interna con la possibilità di raggiungere, con il proprio computer, potenze di calcolo mai viste prima. E, per quanto possa sembrare strano, più il nostro 486 è lento, più l'aumento di prestazioni sarà evidente dopo l'installazione dell'OverDrive Pentium. Chi dispone, ad esempio, di una macchina 486 DX2-50, potrà contare su un aumento (fonte Intel) di performance pari al 92%, chi dispone di un 486 SX-25, installando l'OverDrive Pentium potrà contare su un aumento di velocità pari al 343% ovvero si ritroverà ad avere una macchina quasi quattro volte e mezzo più veloce spendendo poco più di ottocentomila lire per compiere questo grande salto.
Ovviamente l'OverDrive è lo stesso per tutte le macchine (attualmente è disponibile la soIa versione a 25/63 MHz per le macchine con piastra madre a 25 MHz, ma tra pochi mesi arriverà anche la versione a 33/83
MHz per quelle a 33 MHz) e su tutte le macchine offre il massimo delle sue prestazioni, dunque chi prima poteva contare su un 486 di fascia bassa otterrà il massimo beneficio in termini di aumento di velocità. Ma anche chi già dispone di un DX2 già dotato di coprocessore matematico vedrà le proprie applicazioni volare a velocità ben superiori. Un bel salto, non c'è che dire...”

Erano proprio altri tempi, lo ripeto spesso. Nei computer di oggi è un miracolo quando puoi aumentare la RAM, mentre gli aggiornamenti dei processori pare siano diventati tabù. Commerciali.

E mi riferisco a chi, come il sottoscritto, per alcune generazioni tecnologiche si auto-assemblava il PC scegliendo (inizialmente) pezzo per pezzo quello più opportuno, salvo poi dover ricominciare tutto da capo, partendo dalla sostituzione piastra madre, in caso di successivi aggiornamenti.

Se andava bene riciclavi cabinet, alimentatore e hard disk “secondari”, spesso nemmeno le RAM erano compatibili con i nuovi processori, a meno di non utilizzarle azzoppate, quando graziati da BIOS accondiscendenti “per anziani”.

Mala tempora…

 

 


 

Da 486 a Pentium… in un click! (o quasi)

Notare nello zoccolo del processore la fila aggiuntiva di pin che evidenziava la predisposizione per gli upgrade di questo tipo. Peraltro a guardare la minuscola ventola del nuovo chip quasi ci si commuove!

 


 

Dal momento che il Pentium funzionava a 3.3 V mentre le schede madri per i 486 erano a 5 V sul chip stesso c’erano i componenti, analogici, per adattare la tensione di alimentazione. “Tutto s’aggiusta!” (cit.).

 



 

:-)

 


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