

Apple Intelligence: uhm!
«... e perdiamo tempo!» (Totò-cit.) Ieri ho sprecato mezza giornata per 'capire' che le loro funzioni AI non sono compatibili con il mio iPad mini.
A indurmi in errore - anzi a prendere coscienza dell’altrui errore… - è stato l'invitante messaggio, ben visibile nella foto in apertura: «Questo aggiornamento introduce le funzionalità basate su Apple Intelligence, il sistema di intelligenza personale che offre nuovi modi efficienti per comunicare, lavorare ed esprimerti, proteggendo allo stesso tempo i suoi dati grazie a un livello di privacy straordinario per l'IA».
Peccato che NON valga per l'iPad mini in questione, trattandosi della sesta - e non settima - generazione. Con l’aggravante che sul sito Apple, nella tabella ben nascosta dove sono elencati i dispositivi compatibili, non si faccia riferimento alla generazione (come indicato nelle info di sistema delle impostazioni) ma al processore presente: l'A17 Pro nel caso in questione.
Domandona facile facile: perché l'utente dovrebbe sapere che l'A17 Pro è prerogativa della 7a generazione e non della precedente, tacendo la stessa notizia nelle info di sistema di cui sopra?
Così ho dovuto sciropparmi più di un tutorial su YT, sui quali torneremo, per venirne a capo… e finalmente intuire che il problema stesse da tutt'altra parte: indovinate dove! Peraltro, il sospetto che fosse banalmente falso quanto dichiarato da Apple stessa sul mio iPad mini, nonostante la nota prevenzione che nutro ormai da anni nei confronti della Casa di Cupertino, non mi è venuto. Qui sbagliando di certo.
Per l'occasione mi torna in mente una bellissima pubblicità Apple degli anni 90. Un bimbo (o forse una bimba…) alle prese con un computer a caso, e sotto il rassicurante titolo: «Ammettiamolo, a volte le guide sono indispensabili per usare un Macintosh». Posizione ribadita nelle righe successive: «Se il computer è una comodità, perché complicarsi la vita con dispense, manuali o corsi professionali? Macintosh è così facile da usare, e così compatibile - ??? - con qualsiasi ambiente, che basta accenderlo per avere tutto lì davanti agli occhi».
(Bello, no?)
Purtroppo oggi non solo servirebbero e come quelle guide, non come rialzo per la sedia. O, in assenza di queste, come ormai è normale da decenni, un bell'aiutino da Zia Wiki, Nonno Google e, non di meno, YouTube. A quanto pare anche per gli utenti teoricamente esperti - senza fare nomi! - alle prese con il primo problema incontrato.
Come spesso ricordo, soprattutto a me stesso, sono quasi tre decenni che ho mollato Apple. Non per motivi tecnologici, intendiamoci, ma per via del loro modo di gestire i rapporti con l’utenza. Questo nonostante abbia amato i Mac più di ogni altra cosa negli anni 90, dopo la mia lunga esperienza Amiga e prima di convertirmi definitivamente al mondo Windows. In particolare da XP in poi, che ha rappresentato un punto di svolta per Microsoft, segnato da alti e bassi, ma orientato nella direzione giusta.
Così ora sono un utente Windows 11... felice e contento, con buona pace dei mela-boys, ben protetti nel loro dorato recinto, per non usare un altro termine. Sarà, ma io preferisco di gran lunga rimanere chiuso... fuori! Tornando ad Apple, per motivi più che altro professionali ho anche un PowerBook Pro, quello con la touch bar, ovviamente seviziato a dovere con una partizione Windows 11. Poi ho l'iPad mini 6a generazione oggetto di questo pezzo - acquistato di recente refurbished a poco prezzo - e, ne vado fiero, nessun iPhone. Ne ho avuto uno solo all'inizio - se non ricordo male era il 3GS - usato poche settimane e riposto nella sua scatolina poco dopo, per incompatibilità di carattere.
Alla fine questa Intelligence di Apple non ho potuto toccarla con mano, mi sarebbe piaciuto ma purtroppo… non ero realmente, ma solo apparentemente, nella lista degli invitati! Mi sono dovuto accontentare, appunto, dei tutorial YT prima citati. Senza nascondere più di un dubbio per questa sedicente tecnologia Apple, delusione confermata peraltro da alcuni (rari) video non troppo di parte.
Alcune novità non si possono che definire secondarie - come la creazione di emoji, a quanto pare utilizzabili solo sulla loro app Messaggi - altre classificabili déjà vu come l’editing intelligente delle immagini, meglio funzionante altrove. Non capisco tutto questo entusiasmo per qualcosa giunto nei dispositivi Apple mesi/anni dopo, rispetto ai concorrenti, senza proporre svolte tecnologiche significative.
Viceversa, come sempre, si fa molta leva sulla questione privacy - io resto dell'idea «male non fare, paura non avere!» - tant’è che in fase di attivazione delle funzionalità viene scaricato sul dispositivo quanta più roba possibile per trattare le richieste in locale, senza collegamento a server esterni. O almeno nella maggior parte dei casi, visto che in alcune situazioni il collegamento con il cloud avviene ugualmente, per quanto protetto lungo il percorso e per l'elaborazione stessa. Di certo quando ci si interfaccia tramite Apple Intelligence con ChatGPT, in alcuni casi indispensabile. Uhm...
In conclusione, è stato per me un onore… rimanerne fuori. Al solito!