MONIAC, fiumi di denaro!
Confesso, la mia prima reazione, appena appresa l’esistenza, è stata tremendamente scettica: non vi dico quale moccolo ho lanciato! Poi, dopo un video scovato su YT per capire meglio, ho fatto esattamente la faccia... che potete immaginare.
Di cosa stiamo parlando? Tempo al tempo! Mi collego ancora una volta all’introduzione di inizio capitolo: si tratta di un computer, naturalmente analogico, basato su meccanismi idraulici. Peraltro scoprendo, sempre strada facendo, che questa scienza ha un nome specifico e si chiama fluidica.
Non me ne voglia l’amata Zia Wiki, ma stavolta sguinzaglio la Treccani, in tutta la sua autorità: «Disciplina tecnica che si occupa delle proprietà e delle applicazioni di dispositivi fluidodinamici nei quali ci si serve di una corrente liquida o, più spesso, aeriforme per ottenere risultati (per es., il destarsi di determinate azioni) e compiere operazioni logiche (per es., la scelta di uno tra più stati possibili di un certo sistema) corrispondenti analogicamente a risultati e operazioni ottenibili con dispositivi elettrici, cioè sfruttando convenientemente correnti elettriche».
E così apprendo che in letteratura esistono anche porte logiche idrauliche (oggi sarebbe più di moda definirle fluide), triodi a base liquida, nonché specifici amplificatori… che non fanno acqua da tutte le parti, anzi!
Tutto ciò premesso, torniamo al bestio cui sono doverosamente dedicate queste poche righe. Il MONIAC - acronimo di Monetary National Income Analogue Computer - fu progettato e realizzato, alla fine degli anni 40, dal poi economista neozelandese Bill Phillips (all’epoca era solo uno studente alla London School of Economics) per modellare i processi economici nazionali del Regno Unito. Doveva essere semplicemente uno strumento didattico, salvo poi scoprire, apprezzare, che fosse un validissimo quanto efficace simulatore economico. Anche perché il modello complesso da illustrare difficilmente sarebbe stato visualizzabile in diretta con i computer dell’epoca, che sì e no fornivano - in differita, differitissima! - i loro output su stampanti… quasi sempre non grafiche. Ovvero: «… osservare il MONIAC in funzione ha reso molto più facile per gli studenti comprendere i processi interconnessi di un’economia nazionale». Quasi da non crederci!
Era costituito essenzialmente da un certo numero di serbatoi tra loro collegati con tubi trasparenti, a volte interrotti da meccanismi di apertura/chiusura di vario tipo: manuali o automatici. Si avviava… aprendo il rubinetto dell’acqua: e come, sennò?
I vari serbatoi, nello specifico, rappresentavano altrettanti aspetti dell'economia nazionale del Regno Unito, i cui trasferimenti di denaro tra gli stessi era rappresentato dai flussi di acqua colorata che, in fase di startup, riempiva il serbatoio in alto chiamato tesoro. Non per motivi sentimentali!
In pratica l'acqua, o il denaro che dir si voglia, scorreva dal serbatoio del Tesoro verso gli altri contenitori, rappresentando così i vari modi in cui un paese poteva e/o voleva impegnare le risorse disponibili: pubblica sanità, istruzione, edilizia, ecc. Agendo sui vari rubinetti lì presenti, era possibile dosare le spese oculatamente (?) tenendo costantemente sotto controllo i fondi disponibili, ovvero il livello del serbatoio iniziale. Questo, a sua volta, era continuamente reintegrato pompando - nel senso letterale - nuove risorse al Tesoro, da altri serbatoi che rappresentavano - con rispetto parlando - la tassazione. Inutile dire che eventuali cambiamenti delle aliquote fiscali erano modellati banalmente aumentando (sigh!) o diminuendo (wow!) la velocità di pompaggio.
Ah, importante: non chiedetemi perché, ma dal profondo del mio cuore ho la vaga sensazione che se l’accrocco fosse nato in Italia, per essere al 100% realistico, avrebbe avuto un bel po’ di buchetti sparsi, che tanti avrebbero fatto finta di non vedere!