dT n. 07/2025 del 09.01.2025
Cornice stile Ritorno al futuro
APR 01 1500


La NON calcolatrice di Leonardo

Finanche il più noto - e forse il più amato - genio del Rinascimento è stato vittima, e sottolineo vittima, di fake news. Quando gli fu appioppata, negli anni 60, addirittura la prima calcolatrice meccanica. Nulla di più falso!

Immagine_inlineIl buon Leonardo, ribadiamolo ancora, non ebbe alcuna colpa. Quest’ultima, semmai, era da addebitare a un tal Roberto Guatelli, ingegnere italiano nato ai primi del 900. Sin dal 1939 si dedicò alla ricostruzione delle macchine dell’illustre inventore vinciano. Nell’immediato dopoguerra, Guatelli riprese a lavorare sui modelli di macchine antiche, prevalentemente in America per la collezione del Fine Arts Department di IBM, che organizzava anche esposizioni estemporanee e mostre itineranti.

Basandosi su un disegno presente nel Codex Madrid I di Leonardo, si convinse successivamente che potesse far parte, se non di una calcolatrice intera, almeno della sezione centrale del suo meccanismo di funzionamento.

Immagine_inlineIBM stessa ci cascò con tutte le scarpe, tant’è che non solo accolse nella sua collezione il modello ricostruito dal Guatelli, ma lo etichettò come: «Dispositivo di calcolo: una versione anticipatrice dei complicati calcolatori odierni, nel meccanismo di Leonardo è mantenuto un rapporto costante di dieci a uno in ciascuna delle sue 13 rotelle di registrazione delle cifre. Per ogni giro completo della prima manovella, la ruota delle unità viene ruotata leggermente per registrare una nuova cifra che va da zero a nove. Coerentemente con il rapporto dieci a uno, il decimo giro della prima manovella fa sì che la ruota dell'unità completi il suo primo giro e registri zero, ma a sua volta spinge la ruota delle decine da zero a uno. Immagine_inlineOgni ruota aggiuntiva, che segna le centinaia, le migliaia, ecc., funziona con lo stesso rapporto».

Non male come esercizio di fantasia!

In realtà l'involontaria bufala durò poco, in quanto alcuni studiosi, tra cui i consulenti di IBM Bernard Cohen e Bern Dibner, misero in dubbio la frettolosa interpretazione del Guatelli. Pare fu riunito una sorta di comitato di saggi per celebrare un processo accademico all’Università del Massachusetts che appoggiava la tesi in questione.

Per farla breve - anche a occhio non poteva andare diversamente - si giunse all’unanime conclusione che lo schizzo non era collegabile né a una calcolatrice né a una parte di essa, sentenziando inequivocabilmente che… «Guatelli ha usato la sua immaginazione ben oltre gli intendimenti di Leonardo». La replica fu così ritirata dall’esposizione di IBM e, buon per tutti, non si sa che fine abbia fatto.

Applauso! 

Immagine_inlineNon si capisce come e perché il Guatelli fu tratto in errore. Secondo alcuni, lo schizzo gli ricordò le ruote della addizionatrice di Pascal, di cui pure si occupò per alcune riproduzioni e sulla quale stiamo per tornare. In quel caso le ruote rappresentavano davvero un ordine decimale e l’accoppiamento 10/1 tra di esse permetteva il trasferimento del riporto, dettaglio non secondario e assente nello schema leonardesco. Inoltre qui si notano, cecità a parte, due pesi: questi farebbero semmai pensare a un ingegnoso meccanismo di sollevamento, facilitato dalla demoltiplicazione degli ingranaggi stessi.

Non ci azzecca molto, ma ricorda la storia dei manufatti in pietra casualmente rinvenuti a Livorno negli anni ottanta e attribuiti (da esperti) nientepopodimeno che a Modigliani. Con la differenza che quella fu una vera e propria burla organizzata ad hoc da validi buontemponi, la cui genialità è semmai motivo di vanto. Non scherziamo!

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Andrea de Prisco - AdP

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