dT n. 11/2025 del 10.01.2025
Cornice stile Ritorno al futuro
FEB 15 1948


Olivetti Divisumma, genio italico

A detta della Casa madre, per citare un loro opuscolo, era una «calcolatrice superautomatica scrivente». Secondo Giovanni Perotto (il padre della Perottina) fu anche «una gallina dalle uova d’oro» per l’Azienda di Ivrea, grazie ai suoi alti, altissimi, margini di guadagno: pare del 90%.

Immagine_inlineIl riferimento nell’introduzione riguarda specificatamente il modello 24 del 1956, qui in foto, che può essere considerata la regina delle macchine calcolatrici negli uffici per tutti gli anni 60 e 70, venduta in circa un milione e mezzo di esemplari. Prima di questa c’è stato il modello 14, sempre Divisumma, un po’ più compatta rispetto alla sorella maggiore.

C’ero anch’io, bambino alle elementari, che allo scoccar di campanella mi parcheggiavo nell’ufficio paterno, proprio dirimpetto all’austero edificio scolastico, in via Roma, a Cos Angeles. Siccome io staccavo alle 12.30 e papà un’ora dopo, nell’attesa mi rifugiavo quasi tutti i giorni nell’ufficetto dell’impiegata amministrativa (e molto paziente) Sig.ra Palumbo. Lì potevo giocare ininterrottamente e rumorosamente con quello strano arnese grigio e nero targato Olivetti, quasi certamente una Divisumma, senza capirne più di tanto il funzionamento. Mai e poi mai avrei immaginato che 55 anni dopo (!!!) sarei tornato a parlare di quel miracoloso gioiello che tanto mi attraeva in così tenera età: sarà stata colpa sua??? Chiusa parentesi lacrimucciòfora.

Immagine_inlineTornando a curiosare nel dépliant dell’epoca, leggo che la Divisumma 24 è «fornita di un totalizzatore e di un meccanismo di memoria. Opera ad alta velocità, eseguendo le quattro operazioni e il calcolo del saldo negativo. L’ampiezza delle sue prestazioni può definirla macchina da calcolo universale: con questo suo nuovo prodotto la Olivetti reca un contributo alla razionalizzazione dei servizi amministrativi». Tutto torna.

Sia il modello 14, che la successiva 24, insieme ad altre, furono progettate dal vulcanico Natale Capellaro, colonna portante della nota azienda eporediese. Assunto in Olivetti come apprendista operaio - ma anche apprendista stregone, nel senso positivo, avrebbe reso bene l’idea - Capellaro si distinse subito per le sue sorprendenti abilità, fino a diventare progettista capo delle macchine calcolatrici. Cosa che più avanti gli fruttò una bella laurea honoris causa in ingegneria, probabilmente una delle più meritate della storia informatica e tecnologica.

Costruita nel 1948, la Divisumma 14 a lato, è permanentemente esposta come esempio di design italiano al MoMA di New York, accanto al modello successivo e ad altri prodotti Made in Ivrea. Immagine_inlineÈ stata la prima calcolatrice scrivente elettromeccanica in grado di eseguire anche le divisioni - oltre ovviamente a somme, sottrazioni e moltiplicazioni - e di trattare senza scomporsi i risultati negativi. Tra l’altro, l’aspetto stampante incorporata non era un dettaglio secondario: all’epoca rappresentava anche questa una complicazione meccanica non da poco, aggravata dal fatto che, come avveniva nelle macchine per scrivere dell’epoca, si utilizzava un nastro inchiostrato bicolore per output cartacei in nero o in rosso per il risultato del calcolo.

La «quattordici» mostrava qualche limite nell’operatività, oggi diremmo dell’interfaccia utente, quasi totalmente eliminati nelle macchine successive. Che, sinceramente, col senno di oggi non mi dispiacciono affatto, lasciando trasparire, oserei dire respirare, alcune tecniche di calcolo del passato viste nelle pagine precedenti. Per le moltiplicazioni si dovevano usare i tasti rossi laterali per specificare il moltiplicatore (un esempio nel video) partendo dalle unità, poi le decine, ecc. Proprio come accadeva secoli prima con il carrello mobile della Stepped Reckoner di Leibniz e poi con gli aritmometri di De Colmar e di Odhner.

Immagine_inlineAltra stranezza, anche questa sistemata nei modelli successivi, riguardava i risultati e i passaggi intermedi di moltiplicazioni e divisioni, alcuni stampati verticalmente come qui mostrato. Si tratta dell’output su carta di 11.597×1.187, con in rosso il totale del calcolo, pari alla somma delle righe in nero, aggiunte tante volte quanto indicato lateralmente. Incomprensibili ai più, testimoniavano apertamente l’origine antica degli algoritmi aritmetici alla base, magistralmente tradotti in linguaggio meccanico da Capellaro. Un vero genio!

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