dT n. 15/2025 del 11.01.2025
Cornice stile Ritorno al futuro
JAN 11 2025


CEP, l’alternativa al sincrotrone

Anzi, si potrebbe addirittura parlare di “Piano B”. La storia che ha accompagnato la nascita della Calcolatrice Elettronica Pisana, fiore all’occhiello della tecnologia Made in Italy, è ricca di ricordi interessanti. Uno addirittura «personale».

Immagine_inlineCominciamo col mettere un po’ d’ordine alle date: come visualizzato dal display in alto, siamo nel 1961. Ragionandoci qualche millisecondo, ovvero frettolosamente, potrebbe sembrare che siamo un po’ avanti con l’anno, considerando che si tratta solo di un computer elettronico di prima generazione, ovvero a valvole. Uno degli ultimi, per la precisione. Come vedremo nel capitolo e nelle paginette a seguire, già da qualche anno si lavorava con i transistor, ovvero erano già nati (indovinate dove) quelli del secondo tipo.

In realtà la storia intera della CEP affonda le sue radici all’inizio degli anni cinquanta, per di più con obiettivi iniziali che poco avevano a che vedere con la macchina digitale successivamente realizzata. L’intento originario era la costruzione in Toscana di un elettrosincrotrone, un acceleratore di particelle circolare, per il quale i Comuni e le Amministrazioni Provinciali di Pisa, Lucca e Livorno, attraverso il Consorzio Interprovinciale Universitario, misero a disposizione dell'Ateneo Pisano centocinquanta milioni di lire: una somma piuttosto consistente se rapportata ai giorni d’oggi. A spanne con quella cifra si acquistavano non meno di trecento utilitarie in quegli anni.

Immagine_inlineCome andò a finire? Non proprio bene per il sincrotrone toscano, che viceversa divenne laziale e fu costruito, come sappiamo, a Frascati grazie a un contributo ancor più corposo dell’Università di Roma. Bene, cosa farne della cifra stanziata e obtorto collo non utilizzata? Per farla breve, nella storia della CEP a questo punto comparve addirittura Enrico Fermi che, con uno dei suoi ultimi interventi (a pochi mesi dalla sua prematura scomparsa) spalleggiò fortemente la progettazione di una macchina di calcolo, presso l’Università di Pisa.

Lo sviluppo, iniziato nel 1954, andò avanti per qualche anno e vide la nascita, quindi molto prima del succitato 1961, anche di una macchina pilota che poi rimase pienamente operativa per un paio d’anni, nonostante la sua architettura di test. Immagine_inlineLa CEP definitiva, infatti, spesso riconosciuta come la prima macchina di calcolo elettronico per usi scientifici costruita in Italia… fu in realtà la seconda, ma solo perché la prima-prima era la sua versione semplificata, come dicevamo, antecedente di qualche anno. In sintesi la CEP non è certo un progetto nato vecchio (anzi!) ha solo avuto una genesi piuttosto lunga e articolata. Strada facendo incluse anche il coinvolgimento (forse non proprio disinteressato) della Olivetti. Contribuì anch’essa a sponsorizzare il progetto, non solo economicamente ma anche con proprie risorse umane. Tra queste, l’ing. Mario Tchou, di origine cinese ma italiano di nascita, diede un qualificato contributo al progetto della CEP dirigendo anche un centro studi istituito a Pisa, nel quartiere Barbaricina, finanziato dalla Olivetti stessa.

Contava su un’architettura molto innovativa, del resto da un ateneo di questo calibro difficilmente c’era da aspettarsi di meno. Tra le varie innovazioni, segnalo la microprogrammazione delle istruzioni di macchina con un approccio differente da quello classico dell’informatico inglese Maurice Wilkes. Nel caso della CEP si contò sul prezioso contributo del prof. Giovan Battista Gerace, di cui mi onoro di aver seguito per mesi le sue lezioni universitarie. Ignoravamo in molti, a quei tempi sbarbatelli, chi realmente avessimo davanti. Non mi perdono!!!

Immagine_inlineÈ difficile stabilire quanto sia stato importante lo sviluppo della CEP per l’Ateneo Pisano, ma di certo per molti anni l’informatica stessa fu associata quasi esclusivamente a quest’ultimo. Tant’è che proprio a Pisa nel 1969 venne istituito il primo corso di laurea in Scienze dell’Informazione (all’interno della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali). Altre università italiane, negli stessi anni, si limitarono ad acquistare computer americani bell’e pronti, mentre la CEP - rimasta poi in funzione per una decina d’anni, oggi è esposta al Museo del Calcolo di Pisa - rappresentò un indiscutibile banco di prova per ingegneri, fisici e matematici, nei primi passi in quella disciplina scientifica nota poi con il termine di informatica.

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